Sette ore di telefonate al giorno: il medico di base nell’era Covid

Una giornata nell’ambulatorio del dottor Bruno Di Daniel: «Visitavo 30 pazienti, oggi solo cinque» 
BORGHESI . AG.FOTOFILM . VARAGO DI MASERADA . DOTT. BRUNO DI DANIEL IN VIA MARMOLADA, 56
BORGHESI . AG.FOTOFILM . VARAGO DI MASERADA . DOTT. BRUNO DI DANIEL IN VIA MARMOLADA, 56

MASERADA. Lo schermo dello smartphone si illumina giorno e notte. Prima Anna, una paziente 45enne alle prese con un brutto mal di stomaco. Non sa cosa fare, contatta subito il suo medico di famiglia per chiedergli aiuto. La voce dall’altro capo del telefono la rassicura e le fissa un appuntamento per il pomeriggio. Poi Sandro, che spedisce via chat una fotografia delle strane bolle apparse sulla mano. È notte fonda, e Guido la sta passando in bianco per via di un gran mal di testa, decide di mandare un messaggino Whatsapp al medico di fiducia per vedere cosa si può fare l’indomani mattina. La pandemia ha rivoluzionato radicalmente le nostre abitudine ed anche il rapporto medico-paziente ne esce profondamente mutato. L’ambulatorio del curante diventa sempre più spesso uno spazio digitale con nuovi canali di interazione: video consulti, telefonate, email, ricette digitali.

CONSULTI “ONLINE” . «La telemedicina è preponderante, l’emergenza sanitaria ha ribaltato le proporzioni: se prima facevo in media 30 visite al giorno oggi vedo in media 5 pazienti, selezionati e convocati tramite appuntamento: gli urgenti subito e i non urgenti nell’arco della settimana» racconta il dottor Bruno Di Daniel, storico medico condotto a Maserada e segretario Snami di Treviso. Il resto della sua attività avviene “da remoto”, il cellulare rappresenta lo strumento prediletto di contatto a distanza: 7 ore 06 minuti il tempo speso ogni giorno in consulti telefonici per una media di 34 chiamate, 101 i messaggi quotidiani via Whatsapp, «Oltre alle richieste sul mio smartphone personale vanno aggiunti i due telefoni fissi dello studio, uno gestito da segreteria e tirocinanti, l’altro seguito da me per una media di altre 5 ore al giorno di risposte all’utenza» sottolinea Di Daniel. I più avvezzi ad adoperare le nuove tecnologie sono i pazienti tra i 20 e 60 anni, per gli anziani l’uso di cellulari e pc è un po’ più complicato, rischiano di essere tagliati fuori. «Non sempre gli anziani sono in grado di contattarci con i nuovi strumenti tecnologici, se hanno un caregiver che può essere un familiare o una badante riesco a comunicare con loro anche online, altrimenti si ricorre al caro vecchio telefono seguito dalla visita a domicilio» ribadisce il medico.

LA RIORGANIZZAZIONE . La sala d’aspetto del dottor Di Daniel resta quindi semivuota. Si entra solo previo appuntamento telefonico, a orario scaglionato: ogni mezz’ora un paziente. «Stiamo affrontando un cambiamento culturale e di metodo. L’impegno a contenere il Covid-19 sarà a lungo termine. Stiamo spiegando ai nostri pazienti che la telemedicina resterà “in vigore” almeno per un anno, durante tutta la nostra convivenza con il virus» dice il professionista.

OGNI TRENTA MINUTI. Chi domanda un semplice consulto viene ricontattato telefonicamente o in via telematica. I pazienti convocati per la visita entrano uno ogni trenta minuti. Così facendo oltre al tempo per l'anamnesi ed eventuali prescrizioni, vengono conteggiati anche i minuti per le procedure di sanificazione: cambio della carta sul lettino, igienizzazione della strumentistica, sostituzione dei guanti monouso. «Ho deciso di incentivare le visite su appuntamento per evitare assembramenti in studio e code fuori dall’ambulatorio. Non è buona cosa far aspettare in piedi all’aperto persone che hanno un problema di salute» conclude Di Daniel «il paziente arriva ed effettua la visita, il paziente successivo entra non appena ci sarà il “via libera”».

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