«Sette ore di attesa per una visita al Pronto soccorso»

Pronto Soccorso sovraffollato e lunghe attese notturne. «Sono trascorse sette ore da quando è stato assegnato il codice bianco al momento della visita. E in totale ci sono volute nove ore per arrivare alla dimissione». È la denuncia di una paziente trevigiana che lo scorso 11 febbraio è arrivata al Ca’Foncello per un dolore a seguito di un infortunio. «L’accettazione da parte della struttura è stata registrata alle 19. 40 e dopo cinque ore di attesa, intorno a mezzanotte e mezza, abbiamo chiesto come mai non fosse ancora arrivato il nostro turno e la risposta è stata che i medici erano solo tre e che se avevamo fretta potevamo andare all’Angelo di Mestre» racconta il marito della paziente. Nel mezzo alla donna è stata somministrata della tachipirina, ma il dolore non accennava a diminuire mentre il tempo passava senza essere vista dai sanitari.

«Finalmente, intorno alle 2. 45, mia moglie è stata chiamata e visitata da un medico che le ha dato una fiala di antidolorifico per calmare i dolori». A seguire una radiografia e una seconda visita, quindi la prescrizione dei medicinali da assumere nei giorni a seguire e il rientro a casa alle 4. 40. «Quanto accaduto a noi ha riguardato anche tanti altri pazienti» concludono i familiari della paziente «dall’esperienza concreta emerge come i proclami autocelebrativi più volte sbandierati dall’azienda sanitaria trevigiana abbiano ben poco a vedere con l’inefficienza e l’inadeguatezza riscontrati l’altra notte». L’Usl 2 interpellata sul caso ammette che il Pronto soccorso di Treviso sta attraversando uno dei periodi più critici per numero di arrivi legati al picco influenzale. «Viaggiamo su una media di 300 accessi giornalieri, e questa settimana abbiamo raggiunto addirittura i 350 pazienti in un solo giorno, pur essendo tarati per 250 utenti», ammette il primario Matteo Pistorello. Numeri che la struttura trevigiana fatica ad assorbire restando entro i tempi di attesa previsti: ad esempio le 4 ore per i codici bianchi. «Purtroppo c’è tanto sovraffollamento e non possiamo fare i miracoli» spiega il dottor Pistorello «ci sono momenti in cui abbiamo una trentina tra codici rossi e gialli da seguire, a cui si aggiungono decine di codici bianchi».

Il consiglio di rivolgersi a centri spoke meno affollati della provincia rappresenta, secondo l’azienda sanitaria, un modo per agevolare i pazienti. «A breve», annuncia il primario del Ps, «farò mettere un video in sala d’attesa per far vedere agli utenti le liste di attesa dei codici bianchi e verdi negli altri Pronto soccorso in modo che possano valutare se restare a Treviso o recarsi altrove, dove possono essere visti in maniera più rapida se da noi c’è molta gente». –

V.C.

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