Sergio, di Montebelluna, è il più intelligente d’Italia. «A scuola che noia: ero distratto»

MONTEBELLUNA. Ecco l’uomo più intelligente d’Italia. «Un gruppo di ricerca sulle abilità strategiche ha prodotto un test per valutare il quoziente strategico: si è in competizione e si devono fare delle scelte prevedendo quelle altrui, per ottenere i migliori vantaggi sulle loro mosse. Io sono arrivato primo», racconta Sergio Vanni Sartor, 31 anni. Il montebellunese è segretario regionale del Mensa, l’associazione internazionale che raggruppa il 2% della popolazione con il più alto quoziente intellettivo. Per iscriversi bisogna raggiungere o superare il 98° percentile della popolazione in un test del quoziente intellettivo, soglia che corrisponde al punteggio di 148 secondo la scala Cattell.
Qual è il tuo quoziente intellettivo?
«Il test di ammissione dice solo se hai raggiunto o meno la soglia per accedere al Mensa, quindi non lo so. Non ci sono test per stabilire se sono l’uomo più intelligente d’Italia, posso solo dire di aver reso bene in molti test».
Come hai scoperto di essere un “super-intelligente”?
«Già alle elementari, insegnanti e genitori si erano accorti che avevo una velocità diversa ad apprendere e che ero molto portato per la matematica. Al liceo Levi non sono stato uno studente modello. Avevo bisogno di stimoli, sennò perdevo l’attenzione e mi annoiavo. Mi sono iscritto a ingegneria e poi fisica ma ho deciso di interrompere gli studi universitari. Non ero motivato, non riuscivo a rendere al meglio secondo le mie potenzialità».
Come ti sei avvicinato al Mensa?
«Alle medie un professore mi fece fare un test preliminare del Mensa. Nel 2008, trovando un libro di test d’intelligenza, mi sono appassionato, diventando poi socio».
Quanti soci ci sono? Che cosa fate?
«Siamo oltre 1.800 soci, 144 in Veneto e 22 in provincia. È un’associazione eterogenea, facciamo attività culturali e tra gli scopi c’è favorire i contatti sociali. Ogni socio può fare proposte: siamo pari. Mensa in latino significa tavola, nel senso di tavola rotonda».
Ci sono svantaggi nell’essere “super-intelligenti”?
«Solo dire di avere un quoziente intellettivo di un certo valore può suscitare una reazione del tipo “questo chi si crede di essere?”. In Italia i test del quoziente intellettivo sono ancora visti con un po’ di diffidenza, in Inghilterra li fanno prima di andare all’università, per orientarsi. Nell’associazione non c’è snobismo, ma voglia di aprirsi: per esempio a novembre c’è la gara di intelligenza Brain gratuita e aperta a tutti e di cui vorrei fare una tappa anche in provincia di Treviso».
A chi si riconosce in te, che cosa diresti? Li inviteresti a provare il test del Mensa?
«Sicuramente. Su www.mensa.it ci sono tutte le indicazioni e i test di prova. Chiunque voglia approfondire e mettersi alla prova è il benvenuto. Ho conosciuto persone a cui sono ora molto legato e che non avrei conosciuto altrimenti».
Quali sono i tuoi obiettivi?
«Vorrei fare qualcosa che possa lasciare il segno e che possa esprimere le mie qualità a beneficio della società».
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