Sequestro di ville e auto per 16 milioni

Sale a cinque il numero delle persone iscritte nel registro degli indagati: c’è anche Marco Compiano per reati fiscali
Di Marco Filippi
PASSERINI TREVISO FUNERALE ARNALDO COMPIANO A SAN NICOLO' AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
PASSERINI TREVISO FUNERALE ARNALDO COMPIANO A SAN NICOLO' AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

Sale il numero degli indagati coinvolti nello scandalo della North East Services mentre lievita a 16 milioni il valore dei beni sequestrati a Luigi Compiano che vanno, in parte, a ripianare i debiti col Fisco. La Guardia di Finanza fa il punto della situazione sullo scandalo Nes che vede l’ex patron Luigi Compiano accusato di appropriazione indebita e reati fiscali. L’indagine prosegue anche nella direzione della bancarotta, anche se, come sottolinea il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Giuseppe De Maio, «al momento non c’è nulla di conclamato».

Sigilli su ville e auto. A mettere in ginocchio il colosso Compiano è stata la fissa del patron Luigi per il collezionismo, in particolare di auto. Per questo l’indagine prende il nome di “Collezione fatale”. In una decina di capannoni, sparsi nella Marca, sono stati sequestrati 493 autoveicoli (Ferrari, Porsche, Lamborghini, Jaguar, Rolls Royce), 163 motociclette, 58 imbarcazioni off shore e 155 biciclette, in particolare da corsa, per un valore complessivo di 13 milioni di euro. Sigilli anche su immobili e ville di Luigi Compiano: in particolare quella di via Ugo Bassi a Treviso e una parte di villa Albrizzi a Monastier riconducibile all’ex patron. Sono state poste sotto sequestro anche quote societarie di partecipazioni ad altri istituti di vigilanza per un valore di un milione e 300 mila euro. Perquisizioni e sequestri hanno superato i confini della Marca spingendosi fino a Mantova, Verona e Modena dove sono stati messi i sigilli su auto di lusso che Compiano aveva già acquistato ma non s’era ancora intestato. Gli investigatori hanno anche scoperto che Luigi Compiano aveva creato una società, l’Autocom srl, di compravendita di auto. In realtà era una “società - schermo” che acquistava soltanto e serviva per non ricondurre le auto direttamente al patron della Nes.

Sale il numero degli indagati. C’è anche Marco Compiano tra gli indagati per reati fiscali nell’inchiesta dello scandalo North East Services. Il fratello dell’ex patron della Nes, subentrato a Luigi, dopo lo scoppio dello scandalo, alla guida dell’Istituto di Vigilanza Compiano, nell’estremo tentativo di salvare il salvabile, non sarebbe riuscito, per mancanza di liquidità, a pagare l’Iva. Da qui la formale contestazione di omesso versamento delle imposte. Assieme a Marco Compiano, sempre per reati tributari, risulta indagato anche un dipendente della Nes che, prima ancora che scoppiasse lo scandalo, era stato nominato amministratore di una delle società del gruppo. Sale così a cinque il numero delle persone indagate nello scandalo Nes. Gli altri tre sono, com’è noto, legati alla vicenda del buco di 40 milioni di euro (lievitati poi a 104) al caveau della Nes e sono indagati per appropriazione indebita aggravata: oltre a Luigi Compiano, patron dell'azienda e del Gruppo di famiglia (fondato dal padre Arnaldo), ci sono Massimo Schiavon, il responsabile della sala conta del caveau di Silea, e Gianluca Campagnaro, colui che per l'accusa avrebbe consegnato il denaro a Schiavon che, a sua volta, lo "girava" nelle mani di Compiano.

La galassia Compiano. Le indagini hanno portato anche all’esecuzione di sette verifiche fiscali nei confronti delle società del gruppo Compiano, tutte accomunate da una rilevante esposizione debitoria nei confronti dell'erario per Iva e ritenute certificate non versate. Le società sono Nes spa (Iva non versata per oltre 20 milioni di euro), Istituto di Vigilanza Compiano srl (Omesso versamento di Iva per oltre 4 milioni), Autocom srl, La Sicurezza srl, Servizi Fiduciari di Sicurezza srl, Vigilanza della Marca Trevigiana srl e Radar srl. Complessivamente è stata constatata un'Iva non versata pari a 27 milioni di euro, recuperati a tassazione costi indeducibili per circa 8 milioni, ritenute certificate non versate per 5 milioni e un'Iva dovuta per 960.000 euro.

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