Seconda rata, a rischio oltre 70mila trevigiani

Risiedono nei cinque comuni che applicano l’imposta oltre il 4 per mille aumentandola fra il 2012 e il 2013: per loro l’abolizione della tassa non vale
Agostini treviso Caaf cgil sportelli compilazione 730
Agostini treviso Caaf cgil sportelli compilazione 730

Il caos Imu travolge anche la Marca. Colpirà i cittadini residenti nei comuni che hanno aumentato l’aliquota fra 2012 e 2013, oltre la soglia del 4 per mille. Sono almeno 70 mila i trevigiani interessati: in teoria, gli abitanti di Conegliano, Povegliano, Codognè, Meduna, San Pietro di Feletto. Entro il 16 gennaio dovrebbero pagare la seconda rata dell’Imu. Ma potrebbero anche “scapolarla”: un po’ perchè ancora si deve attendere il voto della Camera sulla legge di stabilità, e l’Anci nazionale ha chiesto al governo di correggere immediatamente la norma. Molto perché i comuni «colpiti» starebbero valutando di non riscuotere la tassa, ricorrendo ad avanzi di bilancio o a ulteriori assestamenti.

Nel paese che avrebbe abolito la tassa sulla prima casa, una beffa. Disparità evidente fa cittadini, con l’unica discriminante della residenza.

Sono 22 i comuni della Marca che hanno l’aliquota sull’abitazione principale superiore al 4 per mille: ma sono soltanto 6 i comuni che hanno aumentato l’aliquota fra 2012 e 2013 e devono - secondo la norma inserita nelle legge di stabilità - imporre ai cittadini il pagamento della seconda rata.

All’ira dei cittadini costretti a pagare la seconda rata si aggiunge la rivolta dei sindaci. L’oscar della rabbia va sin d’ora a Riccardo Szumski, primo cittadino di Santa Lucia, che ha il record provinciale dell’aliquota sulla prima casa (5,6 per mille) ma sembra per ora esonerata dall’obbligo, avendola issata fra 2011 e 2012: «Qui bisogna davvero scendere a Roma e prendere a colpi di forcone, governo e burocrati: non sanno nemmeno fare i conti, e ora scaricano sui cittadini e su noi amministratori i loro errori: ma può essere gestito così uno Stato?»

E il fatto che la norma blitz sia arrivata nei giorni in cui i comuni stanno chiudendo l’assestamento di bilancio, non fa che aumentare la confusione. «Un pasticcio simile non l’ ho mai visto», sbotta un assessore che pure ne ha viste tante. E più di un sindaco allarga sconsolato le braccia: «Nessuno ha certezze, come si fa ad amministrare così?»

Per gli uffici tributi dei 22 comuni con l’Imu sopra il 4 per mille sono comunque giorni da incubo. In molti, però, hanno tirato il fiato: la norma salva, o meglio salverebbe i comuni che avevano aumentato l’imposta negli anni passati.

Grandi sospiri di sollievo a Montebelluna, Oderzo, Vedelago, Casale, Santa Lucia di Piave, Zero Branco, Ormelle, Crocetta, Cison, Paderno, Vidor, Monfumo, Fontanelle, Salgareda, Mansuè e Gorgo: per altri 100 mila trevigiani (e rispettive amministrazioni), scampato pericolo.

Ma la Cgil mette in dubbio questa interpretazione: sarebbero a rischio tutti i 22 comuni, quasi 200 mila trevigiani.

Allarmismo? No, la prudenza è massima, anche all’Anci della Marca: «La norma deve passare alla Camera, e potrebbe cambiare ancora, meglio attendere il testo definitivo», fanno sapere dagli uffici dell’ex Pime, sommersi di telefonate.

Cos’è accaduto? Nella legge di stabilità è stata inserita una norma che stabilisce come lo Stato garantisce oggi lo storno dell’Imu 2013 ai comuni fino al 4 per mille. E solo il 50 per cento della quota eccedente la soglia base dell’imposta.

E l’altra metà? Molto semplicemente, i comuni devono recuperare dai cittadini, con scadenza per l’incasso fissata adesso il 16 gennaio 2014.

E c’è tempo fino al 15 dicembre per stabilire le norme tecniche e le modalità della riscossione. In attesa di certezze, su altri centomila trevigiani pende la spada dell’Imu.

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