Se ne va anche Botter l’uomo delle chiavi Riaccese le luminarie

Anche Franco Botter, all’anagrafe Gianfranco. Se n’è andato giovedì, improvvisamente: un malore in casa, il disperato tentativo del 118. Aveva 75 anni, il re delle chiavi e delle luminarie, fondatore della «Casa della chiave». Mai come in questo periodo Treviso sta perdendo personaggi, istituzioni e riferimenti della via comunitaria e civile, prima ancora che autentici pilastri di impresa e commercio.
Non lo aveva fermato un terribile incidente stradale, a 26 anni, un anno dopo le nozze, che gli aveva lasciato una gamba rigida. Figurarsi: aveva continuato a pattinare. E ironizzava, compilando i documenti. «Io scritto, non sottoscritto: sotto (zoppo ndr) lo sono già», diceva. E ora, cosa inventerà, sulle chiavi del Paradiso?
E nemmeno l’ictus, nel 2008. S’era ripreso, e in carrozzina elettrica aveva continuato, fino a giovedì, a girare luoghi e locali (Pescheria, piazza del Grano, piazza Trentin, Burchiellati), con gli amici di una vita. In bottega erano rimasti la moglie Bruna e il figlio Stefano.
Battuta pronta, spirito vivacissimo, entusiasmo, cortesia. E una generosità leggendaria. «Pagava sempre lui», dice un amico, «non basterebbero le chiese del centro, dovessero rendergli omaggio quelli a cui ha offerto calici e cene. E quanti ha aiutato concretamente, senza che si sapesse in giro...».
Aveva cominciato nel magazzino dietro casa, poi un’esperienza in piazza Duomo, infine l’approdo nel negozio dello zio Luigi, in via Municipio. Impianti elettrici e chiavi. Anni ’60. Il viatico a due scelte lungimiranti, che faranno poi decollare la sua attività imprenditoriale.
Prima l’avvio della «Casa della chiave». Poi (1982) la volontà di ripristinare la tradizione delle luminarie in città. In primis da via Municipio. Fu subito boom: lo chiamarono ovunque, a Nordest, dai comuni ai nascenti centri commerciali. E a fianco della bottega, sarebbe nata la divisione luminarie: oggi entrambe avviatissime. Nel ’92, il trasloco in borgo Cavalli.
E il pattinaggio. Atleta in gioventù, poi dirigente e factotum della Pattinatori Treviso. Memorabili le manifestazioni in piazzale Burchiellati, allora coperto, mitici i suoi stand di ristoro con pasta e fagioli. Una passione infinita, trasmessa ai figli, pattinatori e sportivi.
Lascia la moglie Bruna - amore di una vita, nato in via Radaelli: lui stava al 4, lei al 6 – i figli Stefano, che continua l’attività, e Fabio, negli States da anni, i nipoti Lorenzo e Veronica, le nuore Sonia e Marlice, il fratello Gianni e la sorella Gianna. Un altro fratello, Sergio, è mancato pochi anni fa.
L’addio, mercoledì, nella chiesa di S. Maria del Rovere, quasi certamente alle 15. (a.p.)
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