Scontro al gazebo leghista Il sindaco chiama i vigili

Silea, momenti di tensione tra il primo cittadino e i militanti del Carroccio Silvano Piazza: «Così si semina odio invece che contribuire a risolvere i problemi»
Di Marco Filippi

SILEA. Momenti di tensione, ieri mattina, a Cendon di Silea, dove i militanti, accanto ad un gazebo della Lega, allestito per il tesseramento dei sostenitori del Carroccio, hanno esposto degli striscioni contro il sindaco Silvano Piazza e la sua politica di accoglienza dei profughi. Uno striscione portava la scritta “Basta immigrati”. In un altro “Piazza, portateli a casa tua”. Il tutto in segno di protesta contro la proposta della giunta Piazza di assegnare un alloggio popolare, nel complesso soprannominato “Il Vaticano” a Cendon, ad un gruppo di immigrati. A metà mattinata a Cendon è arrivato anche il sindaco Piazza che ha subito contestato la posizione del gazebo leghista, posto nei pressi del bar “Jera ora”, 500 metri dopo il cavalcavia lungo la provinciale. Il sindaco ha prima fatto spostare il gazebo e poi ha chiesto di rimuovere gli striscioni. Al secco “no” leghista, Piazza ha fatto intervenire i vigili urbani del paese, che hanno provveduto a rimuovere gli striscioni.

Naturalmente opposti i punti di vista. Il responsabile dei giovani leghisti di Silea, Andrea Cogo, attacca il sindaco: «Piazza ci ha detto di spostare il gazebo, sostenendo che era in suolo pubblico. In realtà, era in un terreno privato e noi avevamo l’autorizzazione del proprietario. In zona c’era anche molta gente di Cendon arrivata per appoggiare la nostra protesta contro la politica di discriminazione dei residenti che si vedono soffiare dai profughi alloggi di residenza popolare. La gente ha attaccato Piazza che poi ha chiamato i vigili per togliere gli striscioni».

Il sindaco di Silea Silvano Piazza: «Ho chiesto semplicemente ai leghisti di togliere gli striscioni e visto che non lo facevano ho chiamato i vigili. La Lega sta cercando di seminare odio sulla politica di accoglienza. Con quegli striscioni e quella manifestazione hanno valicato il confine della democrazia del confronto».

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