Matteo e la paura di una diagnosi infausta: il giorno della scomparsa doveva fare un’ecografia
Matteo Vendramin di Conegliano non dà più notizie di sé dal 7 ottobre, la sua auto parcheggiata a Rua di Feletto. Quel giorno doveva sottoporsi ad un esame diagnostico per alcuni forti dolori. L’appello dei familiari e dell’associazione Penelope

«Non smettiamo di cercare Matteo, se qualcuno l’ha visto nelle 4 ore in cui, il giorno della scomparsa, 7 ottobre, ha girovagato per Rua di Feletto, ci contatti, qualsiasi dettaglio può fare la differenza. E Matteo, se ci stai ascoltando, torna a casa, siamo qui ad aspettarti». Questo l’accorato appello di Lucilla e di Elena, zia e sorella di Matteo Vendramin, scomparso il 7 ottobre da Rua di Feletto, dove aveva parcheggiato la sua auto.
Quel giorno avrebbe dovuto sottoporsi ad un’ecografia in un centro sanitario privato, a preoccuparlo i forti dolori alla schiena e all’addome. Quell’esame diagnostico però non l’ha mai fatto. L’ipotesi è che fosse molto preoccupato per i suoi sintomi e temesse una diagnosi sfavorevole. Così è scomparso.
Sabato mattina, 15 novembre, nella sala consiliare del municipio di piazza Cima a Conegliano, zia Lucilla (con la sorella Elena e i tantissimi amici di Matteo), il vicesindaco di Conegliano, Claudio Toppan e il sindaco di San Pietro di Feletto, Cristiano Botteon e Daniela Ferrari, presidente dell’associazione Penelope Veneto (che si occupa di persone scomparse), hanno voluto chiedere a grande voce di continuare a cercare il coneglianese di 31 anni che da oltre un mese non dà più notizie di sé.

«Vogliamo mantenere i riflettori accessi sulla scomparsa di Matteo ed essere uno stimolo per continuare le ricerche - ha commentato il vicesindaco coneglianese Toppan - ringraziamo le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, la protezione civile, gli amici e tutti coloro che si sono messi a disposizione per le ricerche, l’attenzione pubblica non deve però calare».
Anche il sindaco Botteon ha sottolineato come ormai Matteo sia “uno di noi” anche per i felettani, che quotidianamente chiedono informazioni sul giovane al primo cittadino. «Non dobbiamo lasciare nulla al caso, dobbiamo continuare a cercare Matteo, le indagini delle forze dell’ordine continuano e proprio nei giorni scorsi è stato ispezionato un laghetto artificiale privato», ha aggiunto Botteon.
«Quello che ci pare strano è che nessuno abbia notato Matteo - ha sottolineato Ferrari di Penelope Veneto - Deve aver lasciato qualche traccia, per questo facciamo un appello a tutti affinché riportino alla memoria qualche ricordo di quella mattinata. Tutto potrebbe essere utile per capire cosa possa essere successo, chiediamo la massima attenzione a tutti, anche oltre il confine di San Pietro di Feletto, per ritrovare Matteo in vita, se fosse smarrito, in difficoltà. Se qualcuno non se la sente di confrontarsi con le forze dell’ordine, può chiamare anche il nostro numero, 388 1122653».
Zia Lucilla ha tracciato un ritratto del nipote, che si era laureato (nella triennale) in scienze e tecnologie alimentari a Udine, conseguendo poi la magistrale a Parma e un successivo master in Food e Beverage, con una tesi sul caffè. Aveva poi trovato lavoro in una torrefazione. Nei giorni precedenti la scomparsa aveva accusato un dolore forte alla schiena e all’addome. Aveva effettuato una visita dal medico di base, che non aveva riscontato nulla di particolare.
«Matteo era però poco convinto di quella diagnosi, era davvero molto preoccupato per quei sintomi, insomma, temeva di avere qualcosa di grave, anche dopo aver perso il papà due anni e mezzo fa - ha raccontato Zia Lucilla - così quella mattina aveva chiesto un permesso al lavoro per effettuare un’ecografia, però non si è presentato ed è arrivato a Rua poco dopo le 8. Qualcosa è transitato nella sua mente, la paura, forse il bisogno di recarsi in un luogo rassicurante».
Zia Lucilla ha poi ripercorso gli ultimi movimenti, conosciuti, di Matteo. Alle 9.46 di quel 7 ottobre, Matteo ha utilizzato il cellulare per consultare Google Maps. L’ultima immagine è quella ripresa da une telecamere di videosorveglianza alle 12.26 sempre nel territorio di Rua. «Il timore è anche quello che possa essere successo qualcosa di accidentale, che si sa trovato in pericolo», ha concluso la zia.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso








