Schianto sulla Feltrina: Sebastiano è morto a 18 anni, gravissimo l’amico

COL SAN MARTINO. Aveva finito l’allenamento da meno di un’ora. Il tempo di farsi una doccia e salire nella macchina dell’amico che era andato a prenderlo come altre volte. Poi di corsa verso casa, lungo la Feltrina sui cui strava tramontando il sole. Ma la fretta, o forse la strada, li ha traditi. La Citroen C3 su cui viaggiavano i due ragazzi all’altezza Chiusa di Anzù ha invaso l’altra corsia. In senso opposto, maledetto destino, arrivava un Tir. L’impatto è stato violentissimo. Per Sebastiano Bortolin, 18 anni, di Col San Martino, non c’è stato nulla da fare. È morto nel trasporto in ospedale.
Tutto è successo in poche frazioni di secondo poco prima delle 18. Il camion che procedeva in senso opposto ha fatto di tutto per evitare l’auto, tanto da finire fuoristrada e rotolare giù nella scarpata. Ma non è valso ad evitare lo schianto che ha dilaniato l’utilitaria rimasta a bordo strada accartocciata tra fumo e pezzi di vetri esplosi. I vigili del fuoco chiamati da altri automobilisti che avevano assistito all’incidente hanno lavorato con cesoie, martinetti e divaricatori idraulici per quasi un’ora per liberare il conducente, C.D., ventenne di Bigolino, e Sebastiano. Quando sono riusciti ad estrarli dall’abitacolo li hanno consegnati nelle mani dei soccorsi del 118 che hanno cercato di stabilizzare le loro condizioni sul posto e poi sono partiti in una corsa disperata verso l’ospedale. Entrambi i ragazzi erano in condizioni gravissime. Dopo pochi minuti per il 18enne di Col San Martno non c’è stato nulla da fare.
Giovanissima promessa dell’atletica Sebastiano era uno dei punti di forza della Atletica Feltre, la squadra con cui aveva iniziato ad allenarsi dal 2015 dopo aver lasciato l’atletica di Quero. Era un velocista, specializzato nei 400, con altri tre atleti della sua squadra a gennaio a Padova aveva conquistato il titolo regionale assoluto nella staffetta. Uno dei tanti trofei alzati in oltre dieci anni di impegno assoluto nelle piste. La sua era una passione che coinvolgeva tutta la famiglia: la madre che lo seguiva nelle corse, ma anche il nonno, suo grandissimo tifoso. Si impegnava come non mai, allenandosi sei giorni su sette facendo la spola da casa a Feltre ma senza tralasciare lo studio, anzi. Studente dell’agrario feltrino, si avvicinava alla maturità con ottimi voti e tantissima voglia di continuare a crescere e imparare. «Magari all’università dell’esercito» diceva. E riusciva a fare tutto al meglio, senza rinunciare alle scorrazzate in motorino, alle ragazze, al tempo libero con gli amici e il sogno di imparare a fare ottima birra.
«Un ragazzo d’oro, unico, capace di vivere, vincere ma anche fare squadra. Un punto di riferimento» lo descrive l’allenatore dell’Ana Atletica Feltre, Stefano Maniscalchi. «Lo avevano sentito al telefono poco prima che salisse in auto con il suo amico per tornare a casa» racconta, «mi aveva detto com’era andato l’allenamento, era felice, sorridente come sempre. Ci saremo dovuti rivedere domani (oggi, ndr) perchè doveva ritirare il premio per i risultati del 2016». Aveva solo 18 anni, una vita davanti. Come quella per cui lotta ora il suo compagno ricoverato in rianimazione.
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