Scandalo Motorizzazione «Sospendete gli indagati»

Ieri l’interrogatorio di garanzia per i dieci accusati di emettere “permessi facili” Il pm De Bortoli ha chiesto che i dirigenti dell’ufficio siano congelati dal servizio
Di Fabiana Pesci

Il pubblico ministero Massimo De Bortoli ha chiesto che siano tutti sospesi dal lavoro in attesa che si chiarisca la loro posizione. L’affaire “permessi facili” alla Motorizzazione di Treviso si arricchisce ogni giorno di nuovi tasselli. Ieri è stata la volta degli interrogatori di garanzia: i dieci indagati sono comparsi davanti al gip Umberto Donà, assistiti dai rispettivi avvocati, Daniele Panico, Fabio Pavone e Giovanni Zanotto, del foro di Treviso. Oltre tre ore di confronto serrato per fornire la loro versione dei fatti. I dieci indagati, accusati di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, hanno scelto di parlare, per dimostrare che non è stato compiuto alcun reato. Nel mirino della magistratura sono finite presunte irregolarità nell'ambito delle revisioni delle autobotti dedite al trasporto internazionale di merci pericolose. Sono ventidue le pratiche contestate ai dieci indagati, che avrebbero messo su strada mezzi inadeguati (perché non revisionati adeguatamente) al trasporto di materiali potenzialmente dannosi. L’inchiesta però sembra stia per allargarsi a macchia d’olio, coinvolgendo una serie di agenzie (per ora sono due) che avrebbero sfruttato i presunti “permessi facili”. Le agenzie rischiano di essere accusate di concorso nei reati contestati ai dieci dipendenti della Motorizzazione.

Ieri i dirigenti e gli impiegati coinvolti hanno portato pacchi di documenti a loro discolpa. Per ora infatti si profila all’orizzonte una guerra di carte tra accusa e difesa. I documenti raccolti dai carabinieri della Compagnia di Treviso su richiesta del pm De Bortoli sono moltissimi, ma la difesa ieri ha risposto a tono: i dieci indagati sono certi di aver agito nel rispetto delle regole.

Nel corso dell’interrogatorio è emerso che, secondo la difesa, non sarebbe stato compiuto alcun reato, ma semplicemente sarebbe stata effettuata una differente interpretazione delle norme. Le contestazioni fanno riferimento a presunte irregolarità nell'ambito della certificazione "Adr" necessaria per il trasporto su strada di merci considerate pericolose. A dettare le regole in materia è un accordo internazionale siglato a Ginevra il 30 settembre 1957 e rinnovato successivamente più volte. Gas, sostanze nocive o corrosive, liquidi infiammabili, scorie radioattive: è lunga la lista delle sostanze considerate pericolose e per le quali il trasporto su strada richiede precisi accorgimenti e norme di sicurezza. Ebbene, possono esserci stati degli errori di interpretazione, ma gli indagati hanno messo in chiaro alcuni elementi: mai sono state create delle situazioni di pericoli per la circolazione e, d’altro canto, non sarebbe stato mai messo in atto alcun favoritismo nei confronti di presunte aziende “amiche” che chiedevano la revisione dei mezzi da mettere su strada. Oggi il giudice per le indagini preliminari Umberto Donà scioglierà la riserva, decidendo se accogliere o meno la richiesta di sospensione cautelativa dal servizio avanzata dal pubblico ministero Massimo De Bortoli. Qualora decidesse di procedere, di fatto verrebbe azzerato un intero ufficio della Motorizzazione.

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