Sartoretto: «Sul palco anch’io per raccontare la nostra agonia»

La figlia del fondatore del gruppo che crea le strutture per le star  e sulle quali diceva messa Wojtyla: «Perso il 90 per cento di affari» 

Il service

“Sartoretto Group” non è solo una delle più grandi aziende di palcoscenici a livello nazionale, ma è un pezzo di storia dell’imprenditoria trevigiana. Fondata quarant’anni fa da Armando Sartoretto, ha prodotto palchi calcati da tutti i più grandi cantanti italiani ma anche da star internazionali del calibro degli Iron Maiden e di Luciano Pavarotti, senza dimenticare che Papa Wojtyla, quando organizzava incontri nel nord Italia e nella ex Jugoslavia, poggiava il pulpito sulle strutture fornite dal gruppo trevigiano. Questa volta la titolare Patrizia Sartoretto, figlia di Armando, sul palcoscenico ha deciso di salirci per portare la sua voce di imprenditrice dello spettacolo, duramente provata dalla forzata chiusura delle attività del settore. «La nostra azienda ha 12 dipendenti fissi, ma arriva a dare lavoro fino a 40 persone nei periodi clou dell’anno dalla tarda primavera all’inizio autunno – spiega Patrizia Sartoretto – a oggi la perdita ammonta al 90% del fatturato, che in media è sul milione di euro. A fronte di questa grave situazione abbiamo finora ottenuto dal governo 6mila euro di ristori e ci stiamo indebitando. La cosa più dolorosa è che stiamo vedendo morire quarant’anni di storia, di lavoro, di sacrifici, di ingegno, per questo patrimonio sociale e culturale teniamo duro, ma quanto possiamo resistere ancora?».

La ridotta cifra dei ristori ottenuti da Sartoretto Group è dovuta al calcolo dell’ammontare dell’indennizzo basato per legge sulla mensilità di aprile 2019, che è un periodo ancora povero di grandi eventi, concentrati per lo più in estate. «Chiediamo che il calcolo degli indennizzi per noi sia su un semestre da maggio a ottobre, ovvero quando lavoriamo a pieno regime – chiosa Sartoretto – e che dalle riaperture si possano estendere le casse integrazione dei dipendenti e ci sia uno sgravio fiscale, dato che noi attendiamo le programmazioni degli eventi: se si riaprisse tutto a gennaio per noi il lavoro comincerebbe comunque dopo tre o quattro mesi, e nel frattempo come vivremo?». —

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