Sanzione milionaria “dimenticata” nel bilancio, a processo i Grigolin e Mosole
Remo Mosole e due Grigolin davanti ai giudici per una questione legata a un’attività estrattiva in una cava nel Goriziano

Falso in bilancio: è l’accusa che la Procura della Repubblica di Treviso contesta ai “re della ghiaia” trevigiani Remo Mosole, Maurizio e Roberto Grigolin.
I tre notissimi imprenditori (difesi dagli avvocati Piero Barolo e Bruno Malattia) sono finiti alla sbarra per una vicenda legata alla società “Granulati Calcarei Redipuglia srl” di cui Mosole era presidente e i Grigolin consiglieri d’amministrazione. Ieri una nuova udienza del processo davanti al collegio dei giudici presieduto da Iuri De Biasi (a latere Marica Loschi e Alice Dal Molin).
La società aveva in appalto l’escavazione di alcuni lotti alla cava “Monte Sei Busi” nel comune di Ronchi dei Legionari (in provincia di Gorizia). Per la precisione quattro lotti, all’inizio di ognuno dei quali la prassi voleva che la società ne chiedesse formalmente il permesso alla regione Friuli Venezia Giulia.
Arrivata al quarto lotto, la “Granulati Calcarei Redipuglia srl” chiese l’autorizzazione di iniziare gli scavi ma per tre anni e mezzo non ricevette risposta. Passato così tanto tempo, la società iniziò comunque a effettuare gli scavi, pur avendo ricevuto conferma che l’istruttoria s’era svolta favorevolmente. Però, dopo un po’ di tempo, nel febbraio del 2015 la Regione inviò alla società un verbale di accertamento per un’eventuale futura sanzione da un milione e 300 mila euro.
Quella somma andava comunque messa a bilancio della società? Si, secondo la procura, che contesta appunto il falso in bilancio.
Non per i difensori, gli avvocati Barolo, Malattia e Franco Ferletic (quest’ultimo per la società) che sostengono che un verbale di accertamento non è una sanzione. La sanzione arrivò diverso tempo dopo, soltanto il 9 agosto 2016, e fu effettivamente impugnata dalla società Redipuglia davanti al tribunale di Gorizia che concesse la sospensione dell’ingiunzione. Inoltre, sempre secondo le difese, quando poi si riunì il consiglio d’amministrazione, l’autorizzazione allo scavo del quarto lotto era già stata concessa dalla Regione e precisamente il 22 maggio 2015 senza che fosse più necessario, dunque, iscrivere la sanzione a bilancio.
Il processo ieri è proseguito con l’audizione di alcuni testimoni, tra i quali il consulente della Procura.
Al termine dell’udienza, i giudici del collegio hanno aggiornato il processo al 9 giugno prossimo per sentire gli ultimi testimoni e per l’eventuale sentenza
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