Santa Lucia, la Fiera parla veneto sui cartelli “mama, pupà e putei”

SANTA LUCIA. La lingua Veneta è diventata già ufficiale alla Fiera dell'agricoltura di Santa Lucia. La "Santalucexit", o meglio per dirla alla Veneta la "Santa Luzia fora", è la novità di quest'anno. A dispetto del marchio di internazionale, ad incuriosire i visitatori sono stati i cartelli in dialetto. Così i bagni sono diventati "ceso", la biglietteria "bilietaria" e la famiglia "pupà mama e puteli". Gli stranieri, ma anche gli italiani non Veneti, sono rimasti perplessi e non hanno compreso il significato di quelle scritte. Qualche trevigiano non si è riconosciuto in alcuni dei termini dialettali utilizzati e sono nate discussioni sui dialetti diversi a seconda dell'area di provenienza. La traduzione è stata certificata dalla "Academia de la bona creansa Academia de la lengua Veneta", commissionata dal sindaco Riccardo Szumski.

Sarà contento il governatore Luca Zaia che stamattina alle 10 arriverà per il taglio del nastro della Fiera. Il presidente della Regione venerdì ha realizzato un video in cui parla della lingua veneta, bilinguismo e del refendum per l'autonomia. «Sappiamo bene le lingue straniere, più rispetto per i Veneti - ha detto Zaia - sono contento che qualcuno si sia accorto che esistono i veneti, ma ci vorrebbe più rispetto. I veneti parlano e pensano comunemente in veneto, ma è ovvio che ci serve l'inglese. Piuttosto, dateci l'autonomia» La Fiera di Santa Lucia si è aperta ieri con già buona presenza di visitatori. Si è svolto anche un convegno in cui si è discusso di fitofarmaci e Prosecco. «Non emerge una correlazione significativa tra i livelli di Etu tra la distanza di case e vigneti - ha detto Giovanni Moro, direttore dello Spisal Ulss 7, la dimensione dei vigneti, anche se in modo non significativo, influisce sui livelli di Etu».
L'azienda sanitaria ha condotto un'indagine nella popolazione sull'esposizione ai ditiocarbammati, sostanze contenute in alcuni fungicidi. I risultati sono sorprendenti: può essere potenzialmente più dannoso il pomodoro trattato coltivato nell'orticello di casa, rispetto ai vigneti. La ricerca, effettuata nel 2012 e 2014, ha esaminato il valore di etilentiourea nelle urine. L'Etu è una molecola potenzialmente cancerogena. L'Ulss ha escluso correlazioni tra patologie tumorali e coltivazione di Prosecco. Nel periodo in cui si effettuano più trattamenti nei vigneti, a giugno, sono state monitorate venti famiglie, 49 adulti e 26 bambini.
Il livello di Etu è stato sopra la soglia di 5 mcg/l considerata a rischio solo per due adulti nel 2014, in diminuzione rispetto al 2012 quando erano stati 13 e anche 5 bimbi. «Per i bambini - ha spiegato il direttore Spisal - influiscono statisticamente i trattamenti con prodotti fitosanitari effettuati dai genitori nel proprio orto o se l'abitazione dista meno di 30 metri dal vigneto. Anche negli adulti influiscono i trattamenti nel proprio orto ed eventualmente l'assunzione di vino in dosi elevate». Il direttore del reparto di prevenzione dell'Ulss ha in particolare voluto sottolineare come negli ultimi anni siano cambiata la sensibilità nell'area del Prosecco.
«C'è stata maggior attenzione nel rispettare il Regolamento intercomunale di polizia rurale della Docg - ha osservato Moro - è stato vietato l'uso di fitofarmaci dannosi come il Mancozeb dal Consorzio di tutela del Prosecco. Gli agricoltori sono stati indotti ad avere maggiore attenzione nell'uso dei prodotti fitosanitari e la popolazione ha controllato più strettamente il loro corretto uso. Cose mai fatte ad esempio per lo champagne. Nel 2017 l'Ulss intensificherà i controlli».
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