Il sabato del Piave dopo le tragedie: griglie, guardiani e nessuno in acqua
Sotto al ponte della Postumia anche due uomini in camper: «Vigiliamo e diamo una mano per amore del fiume»

Nessuno a farsi il bagno e in pochi sulle sponde del fiume tra Fagarè e Ponte di Piave. Il meteo e forse anche l’eco delle tragedie - e degli incidenti - delle ultime settimane hanno allontanato chi decide di ritagliarsi qualche ora di relax sulle sponde del fiume.
Le app che segnalano pioggia hanno svuotato gli argini, e il ricordo delle vittime è ancora vivo. Il 18 giugno, il 21enne Dennys Navas ha perso la vita annegando dopo un tuffo dal pilone del ponte ferroviario. Il 28 a Pederobba è stata inghiottita dal Piave Adna Islam.
Pochi giorni fa, il 5 luglio, un 53enne albanese è stato salvato in extremis da un 20enne dopo aver accusato un malore in acqua. Il 7 luglio sette uomini di origine bengalese e pakistana - tra i 19 e i 42 anni - sono rimasti intrappolati su un isolotto e tratti in salvo da due elicotteri del Suem e dei vigili del fuoco.
Nonostante il clima di apprensione, alcune famiglie hanno comunque raggiunto il fiume. Una numerosa famiglia sudamericana, proveniente da Conegliano e Vittorio Veneto, ha organizzato un picnic.
«Siamo venuti proprio perché sapevamo che ci sarebbe stata poca gente» raccontano mentre grigliano sotto un gazebo. «Sappiamo che qui vengono molte persone con musica alta e alcol, noi non beviamo e ci stiamo godendo il silenzio. Non ci avviciniamo nemmeno all’acqua perché sappiamo che il Piave è pericoloso».
Riguardo alle proposte di spiagge da fiume, c’è un po’ di scetticismo: «Non siamo convinti sia una buona soluzione, i pericoli rimangono. Si potrebbe fare come in Colombia: se c’è una piena, ci sono le sirene che avvisano del pericolo».
Nel pomeriggio, una coppia di origine ucraina da Mestre è arrivata a Fagarè per prendere il sole. «Ogni tanto veniamo qui, spesso troviamo tanta gente. Non ci buttiamo in acqua per nuotare, al massimo immergiamo i piedi» spiegano stendendo i loro materassini.
«Gli incidenti mortali succedono dappertutto, non solo nel Piave ma anche per strada: l’importante è avere la testa ed essere consapevoli. Servirebbero forse più cartelli, informare su quali sono i pericoli».
Immancabili i “guardiani del Piave”, due uomini di Fossalta che quasi ogni giorno presidiano il parcheggio e, ormai, conoscono tutti. Arrivano con il loro camper attrezzato di tutto punto: defibrillatore, cavi per auto, bagno a disposizione e persino l’aperitivo offerto.
«Abbiamo anche gli attrezzi per tagliare le piante. In più, mettiamo i cartelli “Tenete pulito il Piave”, scendiamo sull’argine e raccogliamo i rifiuti, ci paghiamo i sacchetti e li raccogliamo in un punto, poi Contarina viene a raccoglierli una volta a settimana, abbiamo già segnalato il problema al Comune».
Sono loro i primi a mettere in guardia sui pericoli del fiume. «Diciamo alle persone di non tuffarsi, in particolare dai piloni del ponte della ferrovia da cui si è buttato Dennys Navas. C’eravamo anche noi il 5 luglio quando un ’uomo ha avuto un malore dopo essersi tuffato, abbiamo ancora la sua bici nel camper e stiamo aspettando che venga a riprendersela. Quando i sette ragazzi sono rimasti intrappolati nell’isolotto la scorsa settimana, li avevamo visti e dall’argine gli avevamo fatto segno di tornare indietro».
Perché questo servizio spontaneo e gratuito? «Semplicemente perché amiamo il Piave».
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