Rifiuti, la città differenzia, ospedale e Comune no

A un anno dall’avvio del nuovo sistema in migliaia di cestini si svuota di tutto. Usl 9, Ca’ Sugana, Poste, Inps e strade pubbliche. Contarina: «È la sfida del 2015»
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Centinaia di pazienti, altrettanti familiari, visitatori, utenti occasionali, e neppure un cestino per la raccolta differenziata. Parte da questo dato di fatto la sfida del 2015 per Contarina, la società che gestisce la raccolta dei rifiuti del capoluogo e dei comuni contermini. La realtà è sotto gli occhi di tutti, basta trascorrere qualche ora all’interno del Ca’ Foncello per rendersi conto che lì, nelle aree aperte al pubblico, la raccolta differenziata è ancora un miraggio.

Tolta la differenziata che si fa in sala operatoria e negli ambulatori con i rifiuti (soprattutto sanitari), in molti corridoi, in quasi tutte le sale e i vani scala troneggiano ancora i vecchi cestini dove si butta tutto e di più: bottigliette di plastica come avanzi di cibo, carta, plastica, secco, umido. Una mancanza clamorosa visto il numero delle persone che quotidianamente gravitano attorno all’ospedale (una città nella città), ma anche alla luce dei numeri, visto che ogni anno solo il “secco” del Ca’ Foncello rappresenta un monte di rifiuti da quasi 600 tonnellate. Parte da qui, oggi, la sfida di Contarina. A un anno dall’avvio dell’“operazione-Treviso”, mentre il servizio nel capoluogo ha raggiunto (secondo le prime stime) livelli record con un risparmio di quasi 12 mila tonnellate di rifiuto secco indistinto, l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti ha deciso di risolvere le criticità ancora aperte e ha messo in cima alla lista proprio gli stabili dell’Usl 9: Ca’ Foncello come Borgo Cavalli, il dipartimento della Madonnina come Palazzo Moretti, gli ambulatori di Mogliano e oltre.

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È una grana non da poco, perchè non si tratta di gestire solo la differenziata nelle sale (che già sarebbe qualcosa), ma di «dare nuove linee guida per differenziare anche negli ambulatori e nelle sale operatorie», spiegano da Contarina. Si vocifera che il problema fosse stato preso in considerazione già oltre un anno fa, all’avvio della differenziata spinta, ma che tra Contarina e Usl 9 il dialogo si interruppe subito: troppo caos, troppi problemi. Ora, archiviate case e negozi del capoluogo, il confronto si è riaperto. «Alle nostre spalle abbiamo l’esperienza di quanto fatto a Monastier, con la clinica», spiega il direttore Michele Rasera, «lì la differenziata spinta c’è ovunque e funziona. Possiamo preparare un piano per Treviso in sei mesi». C’è voglia di risolvere il problema entro la fine del 2015, ma non è il solo.

Le mancanze, in termini di differenziata, sono emblematiche anche in altri uffici aperti al pubblico come Inps, uffici postali, Comune, così come in tutta la città, disseminata di cestini di ogni forma e fattura, ma ben lontani dall’essere un esempio di differenziazione. L’amministrazione, prima sostenitrice del porta a porta, aveva annunciato di essere pronta a risolvere l’imbarazzante incongruenza eliminando molti cestini e installando nuovi contenitori “ecologici” (in stazione ci sono ormai da anni), ma ad oggi non c’è un piano e visto quanto sta accadendo sempre più frequentemente, con furbetti dei rifiuti che scaricano sacchi domestici nei cestini in strada, urge trovare un rimedio. Contarina sta elaborando un sistema per controllare i vari cestini e stanare chi li utilizza per alleggerire la bolletta domestica, ma il piano pare non sarà pronto prima di un mese. Nel frattempo, strano ma vero, il capoluogo resta molto meno “ecologico” dei suoi abitanti. Capitolo a sè fanno poi i bidoni dei locali. Quelli che dovevano essere esposti solo la sera ma che quasi tutti hanno deciso di tenere in strada, come si faceva una volta con i cassonetti. Dovevano sparire, essere mimetizzati, invece sono lì, dietro gli angoli o sotto le campate dei Trecento.

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