Riese, centro sulla Resistenza dedicato a Primo Visentin

RIESE. Vi è ancora molto da scrivere sulla Resistenza tra il Brenta e il Piave, e soprattutto, su uno dei suoi protagonisti, ovvero il prof. Primo Visentin, nome di battaglia Masaccio. A lui sarà...

RIESE. Vi è ancora molto da scrivere sulla Resistenza tra il Brenta e il Piave, e soprattutto, su uno dei suoi protagonisti, ovvero il prof. Primo Visentin, nome di battaglia Masaccio. A lui sarà dedicato il centro di documentazione che il Comune sta realizzando con Istresco, l’istituto trevigiano per la storia contemporanea. «A gennaio», spiega il sindaco Matteo Guidolin, «abbiamo stipulato l’accordo di collaborazione con Istresco, ora ci attende il compito di recuperare i documenti disseminati nel territorio, su Masaccio e su tutti gli avvenimenti che hanno riguardato la Resistenza nella Castellana». Lo scopo è anche quello di far luce su un delitto che è ancora senza colpevoli: Masaccio, originario di Loria, fu ucciso a guerra già finita, mentre stava trattando la ritirata di un reparto tedesco il 29 aprile 1945. Chi sparò? La prima versione fu quella che vide partire il colpo da un’arma tedesca, ma subito si consolidò il dubbio che invece la mano fosse partigiana, quella di qualcuno che non voleva, una volta tornata la pace, che Primo Visentin rivelasse i lati oscuri della guerra di liberazione, come già aveva messo in guardia. Recentemente sono tornati alla luce lettere e appunti di Masaccio che sarebbero stati perduti per sempre nella spazzatura se qualcuno non avesse riconosciuto l’autore e il valore di quegli scritti. Come ogni anno, sarà una celebrazione comune tra Riese e Loria il punto focale della Festa della Liberazione. La cerimonia ufficiale si terrà domenica con il ritrovo del cippo Masaccio nella via omonima a Loria alle 9, quindi il corteo si sposterà a Poggiana per la messa e la commemorazione. E sempre domenica alle 20. 45 a Casa Riese, la Resistenza sarà protagonista della piece teatrale “Ruggine (morto per la libertà? )” di Carlo Albè con Mattia Nardin alla chitarra. È la storia del giovane Ettore, partigiano morto a soli 25 anni che, catapultato ai nostri giorni, si chiede se la sua morte è davvero servita a qualcosa.

Davide Nordio

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