Refrontolo, un nome antico per il parco del Molinetto

In tantissimi hanno partecipato alla messa per le vittime e all'’inaugurazione del cippo in memoria della tragedia che un anno fa è costata la vita a quattro persone
Un momento della commemorazione (foto Maccagnan)
Un momento della commemorazione (foto Maccagnan)

REFRONTOLO. In tantissimi hanno partecipato domenica mattina alla messa celebrata da don Giuseppe Nadal. E alle 11,30 l’inaugurazione del parco. La parola d’ordine è stata: sobrietà e basso profilo, con uno sguardo preoccupato al cielo. Per una cerimonia che nessuno avrebbe voluto così mesta, a un anno esatto dalla tragedia del Molinetto in cui persero la vita quattro trevigiani: Fabrizio Bortolin, Maurizio Lot, Giannino Breda e Luciano Stella.

Il parco si chiama, semplicemente, come lo hanno sempre chiamato gli abitanti del luogo: «Al gor del muner», il gorgo del mugnaio. A spiegare la denominazione dell’area antistante al Molinetto, giusto dove l’anno scorso era stato collocato il tendon, è lo storico locale Enrico Dall’Anese. «Quest’area verde si inserisce nella più vasta zona che circonda il Molinetto, di proprietà del Molinetto stesso – spiega lo storico – che in futuro potrebbe estendersi ad altre parti della Valle del Lierza costituendo così un vero e proprio Parco. L’intitolazione conserva il toponimo già esistente, “consacrato” nell’uso dalle generazioni dei secoli passati. Infatti questo luogo fu sempre identificato con due denominazioni: “Molinetto della Croda” per indicare l’edificio in muratura, “incastonato” nella roccia, nella croda. “Al Gor (o gorc, gorg) del Munèr”, per indicare le sue adiacenze. La denominazione “Gor del Munèr” è particolarmente significativa. Il termine “Munèr” richiama il Molinetto, l’attività svolta, la continuità nei secoli di tale attività identificata nella persona del “Munèr” indipendentemente dai nomi portati dai mugnai che si succedevano nei secoli. E richiama naturalmente anche il “mulino”, uno dei principali punti di riferimento del paese. Il termine “Gor” è molto espressivo. Il dialettale “gor” deriva dall’etimo latino volgare “gurgum”, da cui anche l’italiano “gorgo”, che significa gola, voragine, vortice. “Gor” nell’uso è passato ad indicare un punto in cui il letto di un fiume o di un torrente si abbassa improvvisamente, quasi a formare un piccolo lago; ed anche il vortice, il mulinello che l’acqua forma in quel punto. Ma Gor significa anche “forza travolgente; vortice, abisso, baratro”. In questa zona può richiamare le periodiche disastrose alluvioni tra cui la tragedia del 2 agosto 2014. Il Gor come “piscina”, quindi come luogo di svago, di incontro. E, nel clima del centenario, ci viene in mente anche che gli invasori avevano collocato qui una specie di ospedale da campo in cui i feriti del Piave si curavano e si ritempravano nelle fresche acque del Gor del Munér».

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