Recupero area ex De’ Longhi «Prima la verità sull’incendio»

Il Comune l’ha inserita nelle 38 aree da riqualificare, con possibile destinazione commerciale Atalmi (Cgil): «Prima i responsabili, per evitare che i roghi diventino uno strumento urbanistico»

«Chiedo al sindaco Giovanni Manildo se non sia il caso di conoscere tutta la verità di quel terribile e misterioso incendio prima di decidere che fare dell’area ex De’ Longhi. Almeno per evitare che gli incendi diventino uno strumento urbanistico».

Era il 18 aprile del 2007, quando attorno alle 13 un rogo devastante distrusse l’insediamento produttivo della De’Longhi a Fiera. L’indagine, condotta all’epoca dal sostituto procuratore Giovanni Francesco Cicero ( procuratore capo era Antonio Fojadelli) si chiuse con un’archiviazione. Per l’ipotesi di reato di incendio doloso non venne identificato alcun responsabile dopo un anno di indagini. Fatto che convinse pochi e a distanza di otto anni dal rogo riprende la polemica. A riaccendere la miccia Nicola Atalmi, della Cgil, dopo che il Comune di Treviso ha reso nota una mappa delle aree da riqualificare. Trentotto in tutto, molte potrebbero avere una destinazione commerciale. Si tratta di zone molto ampie da riqualificare trasformandole, all'occorrenza, in centri commerciali di medie-grandi dimensioni: grandi negozi che vanno dai 1500 ai 2500 metri quadrati d'ampiezza, che potranno diventare poli in grado di attirare clienti, oltre che visitatori per la città e per altre attività commerciali più piccole. Otto quelle nuove: tra queste appunto anche l’area ex De’Longhi, devastata dal rogo nell’aprile del 2007.

«Leggo che la ex fabbrica De Longhi, misteriosamente bruciata nel 2007, sarebbe in un elenco di riqualificazioni della città. Bene. Io sto ancora aspettando di sapere chi ha appiccato l'incendio alla fabbrica e perché. Potrebbe essere interessante saperlo al fine di decidere che utilizzo fare di quell'area. No?», scrive Atalmi, «Io ho subìto un processo durato 3 anni per aver solo criticato la gestione di quella emergenza ambientale e sono stato ovviamente assolto». All’epoca Atalmi finì alla sbarra con l’accusa di diffamazione, nello specifico contro Andrea Drago, all’epoca numero uno dell’Arpav, l’agenzia ambientale della Regione. Due anni di processo circa, che si concluse con l’assoluzione di Atalmi. Lui non era responsabile di alcuna diffamazione. «I responsabili di quel rogo non sono mai stati individuati. Bisogna individuare la verità, altrimenti il rischio è che un rogo possa diventare uno strumento urbanistico».

Un post immediatamente condiviso e che ha riacceso la polemica e la richiesta di chiarimenti da parte di molti all’amministrazione comunale. Sulla questione è intervenuto anche Stefano Dall’Agata, ex consigliere di Sel, che lancia pesanti accuse: «Comunque tutta la città sa chi ha fatto appiccare il fuoco, mancano le prove. Metto a disposizione degli indizi, c'era una richiesta di variazione d'uso sull’area...». (s.g.)

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