Rapinato nell'auto con un coltello puntato alla gola

TREVISO. È salito in macchina davanti casa per andare al bar a vedere la partita del Milan, sabato sera. Il rapinatore è sbucato dal nulla: ha aperto la portiera del passeggero, con il volto coperto da un passamontanga o da un sottocasco, e gli ha puntato un coltello tra gola e petto. «Soldi, soldi, soldi»: una parola sola, ripetuta per tre volte. Gli ha conficcato la lama all’altezza della spalla. La vittima dell’aggressione, A.O., 68 anni, è riuscito ad aprire la portiera dal suo lato e a correre in strada, urlando. A quel punto il rapinatore, a mani vuote, è fuggito per qualche metro a piedi, poi ha preso una bici e con quella si è dileguato.
Via Tiepolo, laterale all’inizio di via Sant’Antonino, ore 20.25 di sabato sera. È l’ennesimo episodio di criminalità in città o nella primissima cintura fuori mura. Il pensionato vittima dell’aggressione è andato in ospedale per farsi medicare la profonda ferita (oltre tre centimetri) sul petto, vicino la spalla: quattro punti di sutura, dieci giorni di prognosi. Sull’episodio indaga la polizia di Treviso. Il sessantottenne ha fornito agli agenti una descrizione dell’aggressore: straniero, dall’accento forse magrebino («ha desso solo “soldi” ma sono certo che fosse straniero», racconta la vittima), non molto alto, corporatura media, occhi scuri. Gli occhi, unica parte scoperta: viso nascosto, vestiti scuri, guanti per non lasciare impronte. Un “professionista”? Forse no, visto l’esito del colpo e la precipitosa ritirata. O forse, semplicemente, non si aspettava la reazione pronta della propria vittima.
Non si è fatto prendere dal panico, A.: «Ho solo cercato di ragionare, di restare calmo», racconta. Per lui e la moglie, uscita in strada alle grida del marito, è stato un sabato sera che non si potrà dimenticare. «Quando sono salito in macchina ho infilato le chiavi nel cruscotto, poi ho subito visto aprirsi la portiera del passeggero: ho intravisto una sagoma scura, era buio, pensavo fosse mia moglie, magari per dirmi che mi ero dimenticato qualcosa». Invece è spuntato quel coltellaccio, probabilmente da cucina: il rapinatore glielo ha puntato quasi alla gola. «Era più agitato lui di me», racconta l’uomo, «ha detto solo “soldi”, io sono stato zitto e ho pensato solo a come uscire dall’auto al più presto». Neanche il dolore per quella lama conficcata nel petto gli ha fatto perdere lucidità. L’uomo ha anche problemi cardiaci: poteva essergli fatale anche solamente lo spavento. «Quando ho provato a rincorrerlo, mentre lui fuggiva, ho dovuto fermarmi subito, il cuore mi fa brutti scherzi», racconta l’uomo.
Allo stupore per un episodio così brutale («la strada è molto illuminata») fa eco la rabbia: «La polizia da queste parti non si vede mai», dice il pensionato, «servono più controlli, l’ho detto anche agli agenti. Furti ce ne sono tanti: due anni fa ci sono entrati i ladri in casa, e qui attorno è successo a quasi tutti. L’ultimo episodio circa tre mesi fa». Ora questo tentativo di rapina, brutale.
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