Raggiro alle Poste, in cella anche il latitante

Maxi-truffa alle Poste, in manette anche il latitante Tiberio De Antoni. L’udinese è in cella da ieri mattina: subito interrogato dal giudice Elena Rossi, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
«In questo periodo sono stato all’estero, non sapevo nulla del procedimento», si è limitato a dichiarare ai carabinieri. L’uomo è padre di altri due arrestati: Tobia e Fabiola De Antoni, il primo dei quali sentito la scorsa settimana in Procura a Treviso per ricostruire i diversi ruoli all’interno dell’organizzazione. L’uomo ha ammesso le sue responsabilità, negando invece il ruolo di "mente" attribuito dagli investigatori a sua sorella Fabiola. Per la donna il legale ha presentato istanza di scarcerazione, chiedendo i domiciliari.
L’accusa, per tutti gli indagati, è di aver orchestrato una truffa da seicentomila euro ai danni delle Poste: 70 gli uffici presi di mira, sparsi in tutt’Italia, a cominciare da quelli di Treviso (una quindicina nella Marca). Ma ecco come funzionava il sistema dei raggiri, secondo quanto contestato dagli investigatori. Usando i codici fiscali creati da uno di loro, Gianni Fagotto dipendente dell'agenzia delle entrate di Portogruaro, i componenti della banda si creavano una falsa identità e con quelle andavano alle Poste a farsi aprire un conto e un finanziamento. Piccole somme, quattro-settemila euro per volta: moltiplicate però per i 56 uffici postali che hanno abboccato, si è arrivati a circa trecentomila euro. Quasi altrettanti sono i soldi ottenuti con i leasing-truffa: gli indagati avrebbero portato a casa con tale sistema ben quattro auto di lusso (Mercedes e Bmw). In tutto, circa seicentomila euro.
Con i soldi nel conto, la banda procedeva a svariati acquisti: mobili, soprattutto. Dove sono finiti ora? Spariti, rivenduti. I conti sono stati prosciugati, ma non mandati in rosso: un modo per non attirare attenzioni eccessive. E quando era ora di pagare le rate, grazie alla finta identità fornita all'inizio, gli acquirenti si trasformavano in fantasmi.
Per gli arrestati - e i denunciati - l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
L’operazione scattata lo scorso mese ha portato in carcere quattro persone, mentre De Antoni risultava latitante. Fino a ieri mattina quando è stato preso in consegna dai carabinieri di Adria. Il difensore, l’avvocato Andrea Gritti, ha chiesto la misura degli arresti domiciliari riservandosi di far sentire l’uomo dopo l’esame degli atti a suo carico. (s.t.)
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso