Quella volta che Alessandro diventò Alex

TREVISO. Del Piero è l’idolo dei bambini. Quanti ne ha fatto felici, Ale(x), con i suoi gol. E tra i bimbi che ha incantato ce ne sono anche di più vecchi di lui. Tanti, tantissimi. Milioni. Tra loro, chi scrive. L’ho incontrato professionalmente nella nostra Conegliano, negli anni Novanta. Dal San Vendemiano al Padova, dal Padova alla Juve. La nostra Juve. Uno juventino alla Juve. Che sogno. «Ma, sia chiaro», mi confessò mamma Bruna al telefono dalla casetta di Saccon sulla Cadoremare, «se l’avesse preso un’altra squadra di serie A, sarebbe andato a giocare lì», con la concretezza d’analisi che è un copyright di famiglia. Era l’estate del 1993. Decidemmo di preparare un ampio servizio fotografico per la Tribuna di Treviso. Mamma Bruna fu gentilissima: ci prestò il primo cartellino del ragazzo, quello degli esordi con il San Vendemiano. Facendoci giurare e rigiurare che l’avremmo restituito. Ma, si sa, le redazioni dei giornali assomigliano al ventre vorace di una balena: quel cartellino, nell’epoca pre-digitale, si perse in qualche archivio. Ma non fu quello l’unico motivo di sconforto, per lei: avevo bisogno di accorciare un titolo in pagina quel giorno. Ecco che, in quell’occasione, Alessandro Del Piero divenne “Alex” Del Piero. Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport, che all’epoca dedicava una rubrica allo sport triveneto, riprese il nostro servizio. E così per tutta l’Italia calcistica Alessandro Del Piero diventò Alex. « Ma lui si chiama Ale, non Alex, mi raccomando», ribadì, cortese ma ferma, mamma Bruna. Ci risentimmo presto: il 12 settembre 1993 al 74’ di Foggia-Juve Alessandro esordì in serie A. Una settimana dopo, in Juventus-Reggiana, una tersa domenica di fine settembre, il primo gol in A. Ale(x). Esultai al lavoro. E, naturalmente, telefonai euforico a mamma Bruna e papà Gino: «E allora? Siete felici?». La risposta fu pacata, piana. Made in Del Piero. «Sì, certo. Cosa abbiamo fatto al gol? Guardi, c’era qui una coppia di amici e abbiamo stappato una bottiglia di prosecco». Quel giorno nacque un mito. Ma papà Gino continuò a fare come sempre la spesa da Scottà. Il Comune gli organizzò invece un tributo per il Mondiale di Berlino (lui arrivò con la coppa del mondo, che festa!)dopo che dalle pagine della Tribuna chiesi di intitolargli una via. Ma poi non impedì che fosse spazzato dalle ruspe il campetto degli esordi di Ale(x), per farci condomini. Triste. Quasi come quell’annuncio improvvido di Agnelli. Ma, dai bimbi che hai fatto felici: grazie di tutto, Capitano.
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