«Quei farmaci erano integratori»

Si difende Alessandro Cattelan, il chirurgo plastico finito nel mirino della Finanza
Zago Treviso Lavori cavalvavia san giuseppe
Zago Treviso Lavori cavalvavia san giuseppe

«I presunti farmaci altro non sono che comuni integratori di libera vendita. Una volta avuto accesso agli atti, agiremo di conseguenza».

L’avvocato Carla Panizzi difende il chirurgo plastico Alessandro Cattelan, 51 anni, di Conegliano, relativamente al filone d’indagine della guardia di finanza relativo al contestato esercizio abusivo della professione di farmacista.

L’avvocato Antonio Viotto, invece, assiste il professionista per la contestazione relativa al filone fiscale. L’indagine delle fiamme gialle di Pordenone era partita a maggio 2013. A luglio aveva portato al sequestro di tre immobili di sua proprietà, un appartamento con garage a Conegliano e un mini a Padova, per un valore stimato di 700 mila euro, pari a quanto, secondo gli investigatori, il professionista dovrebbe al fisco, rispetto a una contestazione di redditi occulti quantificati in 2,6 milioni di euro. Le fiamme gialle hanno prelevato centinaia di cartelle cliniche di pazienti trattati nei quattro studi Aurora e Aurora Nutrition di via Piave, a Pordenone, Padova, Lodi e San Pietro di Feletto. Hanno quindi acquisito la testimonianza di «decine di clienti», che avrebbero confermato il mancato rilascio della fattura per consulenze o interventi compiuti.

L’inchiesta era partita dall’incrocio delle banche dati relative al chirurgo plastico, conto corrente, beni di proprietà e società proprie o partecipate. A insospettire i finanzieri, un reddito modesto, «alcune migliaia di euro» rispetto alle centinaia di prestazioni e visite compiute nel corso degli anni, dal 2009 al 2013.

Sono centinaia di visite e interventi plastici i cui relativi compensi sono finiti dritti dal paziente al professionista senza passare per il fisco. Il professionista è stato denunciato per dichiarazione infedele e il fascicolo è stato trasmesso, per competenza, alla Procura di Treviso. La guardia di finanza ha incrociato le cartelle cliniche di migliaia di pazienti, poste sotto sequestro, e i costi tabellari delle prestazioni erogate dal professionista, per calcolare il sospetto importo evaso, ovvero redditi per 2,6 milioni di euro dall’anno fiscale 2009 al 2013.

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