Quattro passi con l’app che svela la città affrescata

Fondazione Benetton: oltre 600 edifici del centro a portata di smartphone
i AG.FOTOFILM treviso conferenza stampa dondazione benetton
i AG.FOTOFILM treviso conferenza stampa dondazione benetton

Otto secoli di bellezza in un’app, disponibile gratuitamente da domani in ogni smartphone e tablet. E anche un database online per ammirare anche dal pc la Treviso “città dipinta” e leggerne i colori, gli stili e le tante storie di cui si compone. Si chiama, e non poteva essere altrimenti, “Treviso Urbs Picta” la banca dati creata nell’ambito dell’omonima ricerca della Fondazione Benetton Studi Ricerche che sarà presentata domani alle 18 all’Auditorium degli spazi Bomben. E che sarà consultabile gratuitamente al termine della presentazione, come avverte già il countdown dell’home page del sito trevisourbspicta.fbsr.it. All’interno, vi si potranno trovare descrizioni dettagliate di oltre milleottocento affreschi - piccoli lacerti o grandi scene - censiti in 614 edifici del centro storico, 139 dei quali non più esistenti, pertanto ricostruiti con ricerche d’archivio, per capire quel che è rimasto ma anche per scoprire quello che non c’è più.

È stata una ricerca lunga sei anni, quella condotta dalla storica dell’arte Chiara Voltarel, che nel 2011 ha convinto il direttore della Fondazione Marco Tamaro a sostenere il suo progetto di catalogazione degli affreschi, che ha condotto con l’architetto Rossella Riscica. Con loro, i fotografi Arcangelo Piai e Corrado Piccoli, hanno perlustrato ogni angolo della città per produrre un ricco apparato iconografico in gran parte inedito, mentre Andrea Mancuso, responsabile della realizzazione del data base, ha creato un sistema in cui ogni scheda raccoglie tutti i dati raccolti: immagini, descrizioni, dati storici e stilistici, indicazioni sullo stato delle decorazioni e molto altro. E, non da ultimo, ha creato modalità di accesso ai dati intuitive e molto varie: oltre che il codice numerico attribuito a ogni edificio sono le cartografie della città (sei diversi supporti, dal catasto napoleonico del 1811 all’ortofoto attuale) a guidare alla scoperta degli affreschi. Inoltre, venti diversi filtri di ricerca, variamente accorpabili tra loro, consentono di visualizzare rapidamente edifici accomunati da fattori storici, architettonici, attestazioni nei catasti e decorazioni caratterizzate da temi comuni, colori dominanti, differenti stati di conservazione. È così possibile e anche molto semplice interrogare il sistema scegliendo una vasta gamma di opzioni, per ottenere “mappe tematiche” personalizzate secondo le proprie esigenze, mentre la geolocalizzazione facilita l’individuazione degli affreschi e la conoscenza della storia e della memoria collettiva che testimoniano.

Tra tutte le opere straordinarie catalogate, raccontate, fotografate e messe a disposizione del pubblico grazie a questa ricerca emergono anche delle urgenze non ignote, certo, ma ancora senza soluzione. Una delle scoperte più critiche fatte da Voltarel e Riscica, ad esempio, è stata quella della “sparizione” di ben dieci affreschi dal 1982, anno dall’ultima loro catalogazione e del celebre convegno sulla Treviso urbs picta che diede vita a una grande campagna di attenzioni per la conoscenza e la tutela del museo a cielo aperto della città. “Sparizione” che significa che dieci affreschi sono stati coperti da intonaco o eliminati in altro modo, anche perché solo 326 tra i 476 affreschi ancora esistenti sono protetti da vincoli di tutela (disciplinati, peraltro, da una legge del 1909). E che, quindi, oltre agli effetti degli agenti atmosferici, alle ristrutturazioni succedutesi nel tempo, alle ferite dei bombardamenti e a quelle dell’inquinamento, anche l’incuria continua a fare la sua parte, stingendo i colori della città dipinta e della sua bellezza fragile, oramai frequentemente poco leggibile. Quindi il censimento, già raccolto nel prezioso libro pubblicato nel dicembre scorso “Treviso urbs picta. Facciate affrescate della città dal XIII al XXI secolo: conoscenza e futuro di un bene comune”, non è solo un lavoro di valorizzazione, poiché è anche animato dalla volontà di salvaguardare quanto resta della Treviso affrescata, tanto che già durante la sua stesura ha incoraggiato l’avvio del progetto “Adotta un affresco”, patrocinato dal Comune, per promuovere e facilitare il restauro degli edifici affrescati, in gran parte di proprietà privata, utilizzando leggi e regolamenti che ne possono favorire il recupero. Qualcosa “si muove”, insomma, ma i restauri restano urgenti, fondamentali e costosi. Ma la “Urbs picta”, intanto, vuole anche ribadire la sua vocazione di attrazione turistica. Così, oltre all’app, domani sarà presentata anche l’edizione in lingua inglese del volume, edito da Fondazione Benetton con Antiga Edizioni: le “Frescoed facades of the city from the 13th to the 21st century” sono pronte a raccontarsi, sempre con le parole di Voltarel e Riscica, anche agli stranieri.

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