Quasi nove anni al pusher della movida

Casale, Fabio Falcin condannato: aveva 36 grammi di cocaina, 20 di sostanza chimica e 17 pasticche di ecstasy

CASALE SUL SILE. Otto anni, dieci mesi e venti giorni di reclusione. E con tanto di rito abbreviato che, come è noto, prevede pure lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Ieri il tribunale di Treviso, codice penale alla mano, ha inflitto una condanna pesantissima a Paolo Falcin, 37 anni, a processo per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La Squadra mobile di Treviso gli trovò in casa, nascoste nelle prese della corrente elettrica, 36 grammi di cocaina, oltre che 20 grammi di Mdma, una droga sintetica di ultima generazione e 17 pastiglie di ecstasy.

Cosa ha pesato? L’accusa aveva chiesto una condanna a 6 anni e due mesi, ma il giudice Casciarri ha rincarato la dose. Motivo? Ha “solo” applicato il codice penale che, in caso di recidiva (Falcin non è per nulla nuovo ai procedimenti penali per spaccio) prevede un fortissimo inasprimento delle pene. Detto, fatto. Lui, detenuto nel carcere Santa Bona dal giorno dell’arresto, era presente alla lettura del dispositivo. Tempo di realizzare gli otto anni e più che dovrà scontare, oltre a una multa da 28 mila 889 euro, ed è tornato in cella.

La condanna ha cancellato la casa, la barca, le cene al ristorante, quelle due automobili cambiate nell’arco di pochi anni, i viaggi frequenti. Una vita al massimo, costellata però di procedimenti penali, compresa una condanna per aver picchiato la sua fidanzata.

Secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile Falcin era il pusher della movida: piazzava droga nei locali di Casale sul Sile (da cui è scaturita l’indagine), ma anche in Emilia e forse pure nel litorale trevigiano. L'avevano fermato i primi giorni d’agosto, poco lontano da casa, a bordo della sua macchina, lungo il tragitto che aveva imparato a gestire con attenzione maniacale ai dettagli: parcheggiare l'auto dove poteva vederla per notare se vi si fossero avvicinate persone sospette o possibili poliziotti; fare palestra vicino alla porta d'ingresso per controllare il via vai dei clienti; non tenere i soldi in casa. Ma quel giorno d’estate il sistema di autoprotezione è crollato.

Quando gli agenti hanno perquisito la sua auto hanno scoperto la cocaina nascosta sotto il cambio, pronta per essere piazzata di lì a poco. Passare alla perquisizione a casa è stato un attimo.

Falcin era convinto di essere stato furbo, ma non ha vinto il fiuto della narcotici che dopo aver passato al setaccio la casa ha smontato le prese elettriche scoprendo che venivano usate come deposito per lo stupefacente. Nascosti nel sottoscala della casa dei genitori, adiacente alla sua, circa 1.000 euro in fogli da 50.Per lui si erano aperte immediatamente le porte del carcere di Santa Bona. A suo carico c’erano indizi pesanti, ma ancor più grandi sospetti su tutto quello che l'indagine ha chiarito nel tempo.

Gli agenti della narcotici infatti hanno voluto appurare se la bella vita sempre in movimento di Falcin fosse diretta conseguenza di un suo ruolo chiave nell'attività di spaccio della Marca, che lo ponesse ben oltre il ruolo di semplice spacciatore.

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