Pubblicità nel match Italia-Scozia: l’ira del sindacato contro la Doimo di Follina

L’accusa dei lavoratori: «Siamo senza stipendi e l’azienda di Follina paga degli spot costosissimi» Intanto prosegue l’iter del concordato preventivo: respinto lo stop chiesto da alcuni creditori

FOLLINA. Nessuno stop al concordato preventivo per la Modo Spa (ex Doc Mobili) di Follina, Gruppo Doimo. La sezione fallimentare del tribunale ha deciso di dar seguito alla procedura: alcuni dei creditori chirografari avevano depositato istanza di cessazione della procedura dopo la svalutazione di alcuni crediti iscritti appunto al concordato poco più di un mese fa. Una richiesta che, se accolta, avrebbe dato seguito a scenari ben peggiori di quelli attuali, con il rischio per tutti i creditori di vedere ulteriormente dilatati i tempi per il recupero dei loro crediti, in caso di fallimento. I presupposti, alla base della richiesta non sono però stati accolti dal tribunale che ha deciso di proseguire la complessa procedura che coinvolge la realtà di Follina, una cinquantina di lavoratori in mobilità in tutto, da oramai più di due anni. Domani i sindacati, che si stanno occupando della vertenza, incontreranno il commissario.

SPOT DELLA DISCORDIA. Intanto però i lavoratori, tutti in mobilità e che avanzano dall'azienda circa un milione di euro, sono sul piede di guerra da domenica sera. A far scattare la molla l'amichevole tra Italia e Scozia, giocata a Malta. In campo infatti si sono viste pubblicità di Doimo CityLine, società del Gruppo Doimo che realizza camere e camerette per bambini e ragazzi. «Noi siamo senza un lavoro, attendiamo da anni vengano pagati i nostri debiti o che la famiglia si impegni effettivamente a rispettare gli impegni presi e poi fanno questo pubblicità internazionali a chissà che prezzo», in sintesi la loro posizione. La crisi della Doc Mobili di Follina era esplosa nell'estate 2013 con la richiesta del concordato, e le accese proteste dei lavoratori all'esterno della ditta, con striscioni e scritte al vetriolo contro la famiglia Doimo (di cui gli operai "assolvono" solo Giuseppe, storico mobiliere scomparso nel 2009). In regime di concordato, l'azienda si era presa due impegni: da un lato un'iniezione di liquidità di circa 450mila euro da parte dei soci della Doc, per permettere il pagamento degli arretrati.

IL CONCORDATO. Poi, una fidejussione di circa un milione e mezzo di euro, da parte dei soci di Doimo Arredamenti, per acquistare i vecchi cespiti della Doc. Impegni non ancora stati rispettati al momento, i creditori hanno inoltrato le ingiunzioni di pagamento, che in un caso (quello dei 450 mila euro di nuova liquidità) il giudice ha già trasformato in decreto ingiuntivo. I Doimo, quindi, dovranno pagare, o rischieranno di rimetterci il capitale. Intanto i lavoratori che domenica hanno assistito alla partita sono indignati. Avanzano somme fino ai 20mila euro ciascuno. Comprendono vari arretrati, fra cui il Tfr e gli incentivi all'esodo. «Una rabbia comprensibile», commenta Marco Potente, della Filca Cisl, «quella pubblicità è eclatante. Si erano impegnanti a pagare delle somme perché il concordato andasse a buon fine ma ancora latitano. È chiaro che è solo una questione di volontà».

 

Argomenti:crisi

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso