Psicologi di base contro la depressione

La proposta dell’Ordine preoccupato per i dati della Marca: sono 25.000 i trevigiani che ne soffrono

Treviso, è allarme depressione, circa 25 mila adulti sotto i 70 anni soffrirebbe del disturbo, l'Ordine degli psicologi del Veneto propone di istituire lo “psicologo di base”. Una nuova figura che farebbe da “sentinella del territorio” per intercettare rapidamente le situazioni di difficoltà e dare adeguate risposte, spiega Nicola Michieletto, coordinatore della commissione dell'ordine che ha lanciato la proposta: «Abbiamo pensato a un professionista che affianchi il medico di famiglia per rispondere a tutti quei casi di disagio personale che rischiano di trasformarsi in malattia cronica. La proposta è nata confrontandoci tra noi e con i pazienti», e aggiunge, «vorremmo avviare una sperimentazione in tre Usl del Veneto. I medici di base conoscono i pazienti, la loro storia e la loro personalità, lavorando in equipe si porterebbero alla luce quelle situazioni di “primo disagio” non ancora depressione, ma a rischio di diventarlo se non affrontate».

Un progetto di contrasto che farebbe da utile supporto all'attività medica e di cura della patologia che già impegna i dipartimenti delle aziende sanitarie, sempre più oberate da nuovi casi e pazienti. A confermare la diffusione della malattia, anche all'interno dell'Usl9, i dati rilevati dall’indagine di Passi condotta sugli stili di vita dei cittadini della provincia da cui emerge che il 60% dei trevigiani convive con sintomi di depressione, il 55% con patologie croniche e solo il 25% non dichiara alcuna problematica. A incidere sono indubbiamente diversi fattori, le più colpite sono le donne (11%), chi non lavora regolarmente(13%) e le persone con molte difficoltà economiche (25%).

A fronte di questi numeri, che rispecchiano la condizione di un Veneto e di un'Italia in “cattiva salute”, devono mettersi in moto altre forze, continua Michieletto: «Lo psicologo di base darebbe delle prime risposte a tutte quelle persone con disturbi lievi o disagio giovanile. L'obiettivo è di evitare la medicalizzazione spinta, risparmiando in farmaci e diagnosi». Un ulteriore vantaggio della proposta, riguarderebbe infine l'efficacia della risposta per l’utenza. Secondo Passi il 48% dei trevigiani con le prime avvisaglie di patologia ha ammesso di non essersi rivolto a nessuno , qualcuno a familiari e parenti, ma una buona parte, il 39%, ne ha parlato con il medico di base, «ecco perché uno psicologo dedicato fungerebbe da screening, diventando un punto di riferimento più vicino ai bisogni del territorio» conclude lo psicologo.

Valentina Calzavara

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