Protesi mammarie, bloccata la fornitura
Lo scandalo delle protesi mammarie Silimed risultate non conformi alla direttiva europea sulla sicurezza dei dispositivi medici, tocca da vicino anche Treviso. Nell'aprile scorso l'Usl 9 ha partecipato, tramite gara regionale, all'acquisto di una partita di prodotti realizzati dalla ditta brasiliana Silimed Ltd, in particolare protesi ed espansori mammari comunemente usati dalla Breast Unit del capoluogo per la ricostruzione del seno di pazienti affette da patologie oncologiche o gravi traumi. L'operazione è stata bloccata con una circolare ministeriale e una nota del Settore Farmaceutico regionale che raccomandavano alle Usl di sospendere subito l'utilizzo delle protesi per «la presenza di materiale non previsto sulla superficie di alcuni prodotti». Un'anomalia che ha portato anche l'azienda sanitaria trevigiana a fermare immediatamente il proprio ordine.
«Nella gara la nostra azienda è stata l'ultima ad accedere, ma prima di fare l'ordine è scoppiato lo scandalo e quindi siamo riusciti a farci da parte giusto in tempo. Ora abbiamo avviato una procedura urgente per l'acquisto dei dispositivi che ci occorrono, affidandoci a un'altra ditta, così da garantire l'approvvigionamento necessario», tranquillizza Giorgio Berna direttore del reparto di Chirurgia Plastica del Ca' Foncello che ogni anno esegue circa 150 impianti protesici. Un salvataggio in corner per l'Usl 9, avvenuto poco prima che il caso Silimed assumesse dimensioni internazionali, suscitando preoccupazione tra i pazienti. Sotto accusa sono finiti una serie di dispositivi a marchio Silimed, bloccati in via precauzionale dopo un’ispezione all'azienda produttrice. Circa tre mesi fa gli accertamenti condotti dall'autorità tedesca Zlg hanno infatti portato a decretare la sospensione temporanea del certificato CE per le protesi Silimed comunicando a tutte le istituzioni dell'Unione europea che i controlli effettuati avevano rilevato «la presenza di residui di materiale non previsto sulla superficie di alcuni prodotti». Per questo motivo protesi mammarie, bendaggi gastrici , palloncini e impianti in silicone per chirurgia generale, sono stati messi in quarantena e considerati non commercializzabili e non utilizzabili in Europa. Mentre la stampa estera ha paventato la presenza di frammenti di fibre di vetro, la circolare del Ministero italiano parla solamente di «residui di materiale non previsto sulla superficie di alcuni prodotti». Anche l'Usl 9 sta ora provvedendo all'acquisto di 70 protesi e 66 espansori tissutali, per un importo complessivo di circa 40 mila euro, dalla ditta Allergan Spa. La nuova fornitura è stata definita e Michele Tessarin, direttore sanitario dell'Usl 9, precisa che «ora si procederà con l'impianto di questi nuovi dispositivi» e rassicura sul fatto che «le protesi Silimed non sono mai arrivate al Ca' Foncello e non sono state impiantate su nessuno dei nostri pazienti».
Valentina Calzavara
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