Prosecco: shopping dei russi in collina

VALDOBBIADENE. Non solo la Ruggeri. Il magnate russo Roustam Tariko è stato notato in diverse cantine. Atterrato in elicottero nel primo pomeriggio, il multimiliardario moscovita ha passato al setaccio i produttori storici di Prosecco Docg, ed è ripartito verso le cinque. Patron della vodka, azionista della Gancia Spa, Tariko ha messo gli occhi sul business del Prosecco. Un tour di cantine per fiutare possibili affari. Nei prossimi giorni potrebbero esserci interessanti novità: qualcuna delle storiche cantine di Valdobbiadene è pronta a passare il testimone? «Notizie di questo tipo saranno sempre più frequenti» commenta Gianluca Bisol, storico produttore. «Il Prosecco ormai ha un mercato globale. Nella nostra area ci sono cantine medio piccole, un investitore straniero potrebbe portare capitali e fondare, da zero, un grosso marchio di riferimento, com’è avvenuto per lo Champagne. Ne vedremo delle belle». Un altro storico cantiniere, Gianfranco Bortolini, storce il naso al pensiero che un giorno i suoi vigneti finiscano in mani straniere: «Non credo che questi personaggi vengano per aiutare Valdobbiadene. Non favorirebbero né il territorio né l’indotto, perché non hanno la nostra tradizione. Con un magnate russo, al massimo, ci farei una foto. O un contratto di importazione in esclusiva. Per tutto il resto avrei delle perplessità». Pare che i nuovi ricchi puntino alle cantine in crisi per il ricambio generazionale. In tanti, a Valdobbiadene e dintorni, si sono accorti che i figli non hanno interesse per il Prosecco. La liquidità dei miliardari russi farebbe gola a tutti. Un problema, quello del ricambio generazionale, che tocca anche Alberto Resera, presidente di Altamarca e produttore a Rolle: «Sarei dispiaciuto se le nostre cantine finissero in mani straniere, preferirei che i giovani guardassero alla tradizione e la preservassero. Però, quando arrivano investimenti importanti in una zona, tutta l’area ne trae beneficio». Servono capitali, liquidità, voglia di rischiare. I figli degli storici produttori sembrano esserne sprovvisti. Nei 106 ettari di Cartizze, il prezzo della terra al metro quadrato è arrivato a 160 euro. «Il fascino e l’interesse economico per questi terreni non sono più nascondibili» commenta il sindaco di Valdobbiadene, Bernardino Zambon. «È già capitato che investitori stranieri mi chiedessero se ci sono cantine dismesse e terreni liberi. E non puntano solo sul vino: il Prosecco può essere il punto di partenza, poi vengono i capannoni industriali vuoti. In linea di massima non è una cosa negativa: in ogni caso, la produzione vinicola del Docg non può spostarsi all’estero. Magari gli attuali produttori non vogliono vendere, ma di fronte a certe offerte…». Un esempio di cosa potrebbe succedere con i nuovi miliardari russi, in realtà, esiste già: la cantina Mionetto, 125 anni di storia, da tre ha una proprietà tedesca. Il gruppo Henkell & Co. Sektkellerei KG l’ha acquisita completamente nel 2009. Un altro sindaco, Cristina Pin di Cison, conferma che l’interesse degli investitori stranieri, specialmente russi e cinesi, nei confronti del Prosecco, è noto da tempo: «Vuol dire che il nostro prodotto è buono. Certo, di fronte a cifre importanti, e liquidità immediata, qualsiasi imprenditore vacillerebbe. La speranza è che, quando ciò avvenga, i proprietari stranieri preservino comunque la peculiarità del nostro territorio». Nel frattempo inizia il toto cantina: quale sarà la prima a vendere tutto a Roustam Tariko?
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