Prosecco abusivo in zona vincolata Pieve fa l’esposto alla Procura

Due ettari di vigna non autorizzata a ridosso del Ruio Il sindaco Soldan: «Adesso la parola passa ai giudici»



Un vigneto abusivo di due ettari a pochi passi dal centro di Pieve di Soligo ed in piena zona patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. È apparso qualche giorno fa sull'albo pretorio comunale un atto con cui veniva comunicato l’invio alla Procura della Repubblica e al Presidente della Provincia del rapporto su un abuso relativo ad un appezzamento di terreno su cui è stato indebitamente piantumato l'ennesimo vigneto. Il terreno in questione si trova nell'area di confine tra il Comune di Pieve di Soligo e quello di Refrontolo, in una zona agricola su cui è posto un vincolo di tutela ambientale. A segnalare agli uffici che era stato realizzato il maxi-vigneto abusivo sono stati alcuni residenti. Ne sono seguiti i sopralluoghi da parte della polizia locale e poi l’avvio della pratica da parte degli uffici comunali.

L’IMPIANTO ABUSIVO

L’impianto è stato realizzato in un’area che si trova a pochi metri dal Ruio, nonostante la norma vieti ci possano essere delle colture con trattamenti intensivi in prossimità dalle acque. Da non dimenticare che il Pat prevede che, e l'area di questo abuso ne è coinvolta, ci siano delle percentuali garantite di cosiddetta “rete ecologica” che con questa piantumazione vengono meno. Nonostante i divieti però, il titolare del terreno, forse attratto dalle possibilità economiche che questo settore può riservargli, ha pensato ben bene di iniziare, in barba ai regolamenti, questa piantumazione non autorizzata, con tanto di pali, filari e barbatelle già ordinatamente disposti. E l’operazione non è passata inosservata.

«la vigna va tolta»

Anche nei giorni scorsi, infatti, nonostante la notifica ricevuta dal Comune di Pieve di Soligo, sul terreno i mezzi agricoli continuavano a lavorare, come se la denuncia in essere non avesse sortito effetto, o forse nella speranza di qualche “sanatoria”. Il sindaco Stefano Soldan ha commentato l’accaduto in modo molto sintetico ma netto: «C’è un procedimento di espianto della coltivazione a carico di un privato per un abuso edilizio per cui il Comune di Pieve di Soligo si è costituito in giudizio. Il permesso di costruire questo impianto non c’era, per cui ora attenderemo la decisione da parte dei giudici». A questo punto a carico del privato possono scattare sanzioni di vario tipo e anche l’obbligo di ripristino dei luoghi. Il caso fa discutere soprattutto per le dimensioni imponenti dell’abuso, e presenta qualche analogia con una simile situazione (due casi) riscontrata nei giorni scorsi in Comune di Tarzo. Si tratta insomma dell'ennesimo abuso documentato in piena “core zone” delle colline del Prosecco patrimonio Unesco, in una terra in cui, dopo il recente ottenimento di vincolo a Patrimonio dell'Umanità, sembra si sia scatenata una sorta di corsa all'oro (delle bollicine), in cui diversi "interpreti" talvolta agiscono in maniera sfrontata per insinuarsi in questa invitante fetta di mercato. In dispregio delle regole e delle stesse raccomandazioni dei Consorzi di tutela, che vanno nella direzione opposta non non autorizzare nuovi vigneti e “contingentare” il mercato per evitare che esploda la “bolla Prosecco”.

LA “CORSA ALL’ORO”

Ci sono casi di abusi evidenti e denunciati dagli stessi uffici comunali, come quelli di Pieve di Soligo e di Tarzo, e ci sono altri casi in cui invece i proprietari dei vigneti non hanno commesso violazioni di legge, trovandosi però di fronte a proreste sia da parte dei residenti, spesso tiuniti in comitati, sia da parte delle associazioni ambientaliste e non solo.



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