Pronto soccorso, a Treviso diecimila accessi di troppo: «Dopo il Covid cambierà tutto»

TREVISO. Solo al Ca’ Foncello, una media di 305 accessi al giorno, per il 60% codici bianchi e verdi. Numeri mai visti prima che hanno fatto del 2019 l’anno del record di ingressi nei Pronto soccorso dell’Usl di Marca: 10.300 in più rispetto all’annata precedente, passando da 286.489 a 296.789 utenti accolti con un incremento del 3,6%. Ad alzare la media sono stati soprattutto il De Gironcoli di Conegliano (+4,8%), il San Valentino di Montebelluna (+4%) e il Ca’ Foncello (+ 3,6%).
«Troppi accessi, così non va»
«Il 2019 è stato senza dubbio l’anno peggiore per la grande mole di accessi registrati nei nostri ospedali» conferma il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi. «Le cause sono molteplici, dettate da cultura e stili di vita» prosegue il manager «specie per i flussi serali, è da ritenere che molti cittadini arrivino al Ps a tarda ora, magari dopo il lavoro, ma ad incidere è anche un aspetto culturale legato al “senso di sicurezza” che viene percepito andando al Pronto soccorso, dove c’è l’opportunità di avere visita, esami e prestazioni in un unico presidio, questo spiegherebbe i numeri avuti, nonostante la guardia medica attiva e le medicine di gruppo aperte anche il sabato». Vista la situazione, il numero uno della sanità trevigiana lancia un messaggio forte e chiaro: «Il medico di famiglia è la sentinella sul territorio, rappresenta un riferimento importante al quale rivolgersi. Il Pronto soccorso deve accoglie quei pazienti in seria difficoltà, nonché inviati da medico di famiglia e guardia medica».
Pre e post Covid
L’andamento del 2020, segnato dalla pandemia di Covid-19, preannuncia un cambio di registro. In pieno lockdown i Pronto soccorso dell’Usl 2 hanno registrato un calo di accessi del 30%. I codici bianchi sono praticamente scomparsi. Ma il timore collettivo non ha inciso solo sui portatori di patologie lievi e facilmente curabili consultando il medico di famiglia, in piena pandemia a non curarsi sono stati anche il 20% dei cittadini con infarto. «Gran parte dell’utenza si è rivolta alla guardia medica telefonando per segnalare il problema di salute, anziché venire fisicamente al Pronto soccorso» dice Benazzi. A un mese dalla riapertura questa tendenza permane, almeno in parte. «Ora abbiamo circa il 15% in meno degli accessi al Pronto soccorso rispetto al 2019, dovremmo continuare a mantenere questo andamento. Se il 30% di calo del periodo Covid era troppo e poteva esserci il rischio che qualcuno non si curasse per paura del virus, il 15% di presenze in meno, compensate facendo riferimento alla guardia medica, sarebbe un buon risultato» sottolinea il dg.
Il territorio
La sfida di rendere più appropriati gli ingressi al Pronto soccorso e di fornire al cittadino un ventaglio di servizi sul territorio per le patologie meno gravi è aperta. Dall’emergenza Covid sono nate le Usca, Unità speciali di continuità assistenziali. Per i distretti di Treviso e Pieve di Soligo sono due, con 23 professionisti, pronti a seguire i focolai di coronavirus in caso di riaccensione, nel frattempo indirizzati alla cura a domicilio dei pazienti cronici. «Al comitato aziendale», annuncia Benazzi, «proporremo un accordo per rafforzare la continuità assistenziale per i pazienti oncologici e terminali. Vorremo coinvolgere le Usca, i medici di famiglia e la guardia medica».
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