Processo Cappia: «Escalation di vandalismi»

Prima dell’omicidio dell’enologo coneglianese strani danni alle auto: in aula sfilano dieci testimoni

CONEGLIANO. Un’escalation di danneggiamenti alle auto, non solo a quelle di Ulrico Cappia, che sarebbero la prova che il clima precedente all’omicidio dell’enologo di Conegliano era difficile, teso. Martedì, in tribunale a Latina, è andata in scena una nuova udienza del processo che vede come unico imputato, con l’accusa di omicidio volontario, Giuseppe Ruggieri. Secondo la Procura sarebbe lui ad aver ucciso Cappia, enologo di Conegliano, che da qualche anno si era trasferito a Latina, perché lo aveva allontanato dall’azienda.

Il corpo di Cappia è stato ritrovato la sera del 4 settembre 2014, all'interno della sua Fiat 500, in una proprietà vicina all'azienda in cui lavorava a Itri. Qualcuno prima gli ha sparato, poi ha dato fuoco alla sua vettura. Le indagini, fin da subito, convergevano su di un unico nome, quello di Ruggieri, ex dipendente dell’azienda.

Nel corso dell’ultima udienza sono stati sentiti ancora testimoni: ed ecco che sono stati ricostruiti gli episodi di danneggiamento alle vetture, che si sono verificati il 25 maggio, il 26 giugno e poi l’1 e il 3 settembre, il giorno prima dell’omicidio. In aula era presente anche lo stesso imputato che in più di qualche occasione è intervenuto in aula, sbottando, mettendo in seria difficoltà i testimoni. Ecco che alcuni di loro hanno tergiversato, ritrattando in parte quanto dichiarato a caldo davanti ai carabinieri. Ma ad assistere all’udienza c’erano anche le sorelle e la figlia di Cappia che nel processo si sono costituite parte civile, rispettivamente con gli avvocati Benedetta Collerone Russo e Elsa De’ Giusti, del foro di Treviso. Dopo aver sentito i testi, il giudice ha rinviato l’udienza al 3 marzo, giorno in cui verrà pronunciata la sentenza. Ma prima dovranno essere sentiti otto testi del pm, nove della difesa e un perito.

Fabiana Pesci

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