«Processate l’investitrice del cavalcavia»

Federica Dametto, l’investitrice del cavalcavia di San Giuseppe, verso il processo. La Procura di Treviso, dopo la chiusura delle indagini, ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti della barista di 37 anni di Casier: l’accusa è di omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato d’ebbrezza (sei volte oltre il livello consentito dalla legge) e sotto l'effetto di stupefacenti (metadone).
Quella notte dello scorso 3 settembre Federica Dametto investì, uccidendolo, Enrico Scarabello, 38enne di Carbonera e ferì la moglie di lui, Elisa Zanardo, allontanandosi subito dopo. La coppia stava risalendo il cavalcavia di San Giuseppe per raggiungere l’auto parcheggiata alle Stiore. Erano stati travolti dalle spalle, Scarabello addirittura sbalzato giù dal cavalcavia. Quando i soccorsi erano giunti sul posto per lui non c’era nulla da fare. L'incidente avvenne poco dopo le dieci. La donna non prestò soccorso. Gli agenti la ritrovarono un centinaio di metri più in là, priva di sensi accasciata sul volante della sua auto. Gli esami, disposti successivamente non lasciarono dubbi: non solo un tasso alcolemico di 3,1 grammi al litro nel sangue, di sei volte superiore ai limiti stabiliti per legge. Erano state rinvenute tracce di metadone e di Eddp (una sostanza sintetica derivata proprio dal metadone) nel sangue e anche nelle urine della donna. La perizia disposta dalla Procura di Treviso poi in fase di indagine, aveva inchiodato Federica Dametto alle sue responsabilità. Non ci sarebbe stato infatti alcun concorso di colpa: quella sera la 37enne, secondo quanto dichiarato dalla stessa, si stava recando all'Home Festival. In base a quanto accertato dagli inquirenti non ci sarebbero dubbi sulle sue responsabilità: secondo la perizia l'illuminazione lungo la strada era sufficiente, l'unica illuminazione non a norma sarebbe stata quella dei fari dell'auto su cui circolava. Ma non solo: verrebbe smentita anche la tesi della difesa, rappresentata dall'avvocato Fabio Capraro, secondo cui vi sarebbe stato un concorso di colpa, poichè marito e moglie camminavano affiancati risalendo il cavalcavia. Per la Procura il fatto che Enrico e Elisa avessero deciso di camminare sul cavalcavia non può essere ravvisato come un concorso di colpa in quanto quella sera centinaia di persone avevano scelto la stessa soluzione per raggiungere o lasciare il Festival, non essendo a conoscenza del sottopasso qualche centinaio di metri più in là. Una circostanza evidente che avrebbe dovuto indurre la donna dunque a guidare con maggiore attenzione. (s.g.)
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