Prime messe festive del dopo-quarantena, tremila volontari ad assistere i fedeli

TREVISO. Prime messe festive, questo pomeriggio e domani, nelle chiese riaperte al popolo. Con pesanti vincoli: i posti a sedere sono poco più di un terzo fra quelli disponibili. Quindi i parroci e i loro collaboratori stanno preparando celebrazioni all’esterno, dove non varrà il limite delle 200 presenze imposte dal ministero dell’Interno. Un “esercito” di volontari, dal sorriso accogliente, sarà in campo per garantire la sicurezza. Circa 3 mila, in entrambe le diocesi, a Treviso e a Vittorio Veneto. Nella diocesi di San Liberale sono 115 mila di media i fedeli che partecipano alla messa domenicale. In quella di San Tiziano, oltre 50 mila. Non tutti possono entrare in tempio; ogni due banchi saranno ammessi tre fedeli, anziché 6 o 8, quindi ben distanziati.
Ecco, dunque, che alcuni parroci hanno deciso di aumentare l’offerta di messe, altri di celebrare all’esterno.
Don Antonio Genovese, a Montebelluna, ha garantito 7 celebrazioni. Il duomo è così grande che potrebbe contenere 840 persone, rispettando ben s’intende il distanziamento sociale, ma non può andare oltre le 200. Così pure la basilica di san Nicolò a Treviso, capace di contenere 1.500 devoti. Salzano ha aggiunto riti eucaristici fino ad arrivare a quota 7. Don Michele Favret, a Sant’Andrea di Vittorio Veneto, celebrerà all’aperto, nel campo sportivo adiacente alla chiesa, anche per la presenza domani degli alpini. Don Ermanno Crestani dirà messa al santuario di santa Augusta, ma sul prato. Don Marco Favret inviterà i fedeli della Val Lapisina sulla piana degli Alpini. La Pentecoste, il 31 maggio, sarà celebrata a Santa Lucia di Piave in filanda, con un’unica messa; 610 i posti disponibili. Nel Duomo di Oderzo è stata introdotta una nuova celebrazione nel pomeriggio di domenica.
Le prove tecniche di partecipazione anti-covid si sono tenute questa settimana, con una presenza che lunedì 18, il primo giorno di apertura, ha registrato il doppio di fedeli rispetto a una data infrasettimanale, mentre successivamente la situazione si è normalizzata al periodo pre-covid. La novità di oggi pomeriggio e domani non sarà, comunque, la mascherina, neppure il distanziamento, quanto la presenza dei volontari all’esterno e all’interno degli edifici di culto.
Le 443 parrocchie delle due diocesi schiereranno poco meno di 3 mila volontari che provvederanno a far entrare i fedeli in chiesa, provvisti di mascherina e di guanti, ad accompagnarli al dispenser se hanno le mani non protette, a condurli ai banchi perché occupino i posti numerati. Sarà loro compito, al termine della messa, provvedere a un deflusso corretto, cioè distanziato. Prima e dopo ogni celebrazione, saranno gli stessi volontari a igienizzare i banchi. Chi non riesce a entrare nell’edificio di culto, potrà partecipare dall’esterno se funzionerà l’impianto di amplificazione e, soprattutto, se verranno assegnati comunque dei posti, magari anche a sedere.
La comunione verrà distribuita dallo stesso sacerdote scendendo verso i banchi, le mani ovviamente igienizzate, in modo da evitare che le persone si muovano dal loro posto. Se il celebrante si fermerà, come da tradizione, davanti all’altare, saranno i presenti a uscire in corteo, un metro e mezzo l’uno dall’altro. Una volta raccolta la particola in mano, la porteranno alla bocca, togliendosi la mascherina, mentre si allontaneranno dal sacerdote. L’elemosina non si raccoglierà all’offertorio, ma depositando i soldi in un contenitore alla fine della messa. La stretta di mano, al momento della pace, verrà sostituita da uno sguardo («che non sia di maniera» suggeriscono i cerimonieri). –
Francesco Dal Mas . © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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