Presa la banda delle auto clonate

In un ufficio vicino all’aeroporto i capi dell’organizzazione falsificavano i documenti di auto rubate

Era in un ufficio nei pressi dell’aeroporto di Treviso la base operativa della banda che “clonava” auto di lusso rubate o ricettate e le rivendeva poi in Italia o all’estero. È un dettaglio dell’indagine della Polstrada di Ferrara che ha portato alla denuncia di 13 persone per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale di autovetture. Un’indagine iniziata nell’ottobre 2014 quando un impiegato della Motorizzazione di Ferrara segnalò alcuni personaggi che avevano avanzato una richiesta di nazionalizzazione di una Mercedes ML, consegnando dei documenti d'immatricolazione bulgari, presumibilmente falsi. Dopo averne verificata la falsità, gli agenti della Polstrada sequestrarono il veicolo e accertarono alcune anomalie, tra cui il telaio "ribattuto", una tecnica per nascondere il numero di quello originale.

L'organizzazione, che aveva contatti in tutta Europa, ricettava auto rubate o provento di truffa da personaggi in Romania, Bulgaria, Germania e Polonia. Successivamente le auto venivano stoccate in garage privati, dove, con tecniche all'avanguardia, venivano ribattuti tutti i numeri di telaio e riprogrammate le centraline elettroniche. Proprio a causa di ciò, l’identificazione dei veicoli originali è stata piuttosto complicata. Sistemati i telai, un falsario, non ancora individuato, perché all'estero, presumibilmente in Bulgaria, produceva documenti falsi (carte di circolazione bulgare e certificati di omologazione) di ottima fattura, con i quali veniva avviata la pratica di nazionalizzazione, tramite Agenzie di pratiche auto, ignare e del tutto estranee alla vicenda, alle Motorizzazioni civili, in particolare del Veneto. I nuovi numeri di telaio assegnati provenivano tutti da vetture esistenti, pertanto le nuove macchine diventavano dei veri e propri cloni.

L’operazione Canguro, così denominata dal fatto che uno dei veicoli clonati dalla banda aveva il numero di telaio di una macchina regolarmente immatricolata e in circolazione in Australia, oltre a portare alla denuncia di 13 persone, ha permesso di sequestrare sei auto di lusso per un valore di 400.000 euro e decine di carte di circolazione bulgare false.

Nel covo di Treviso, nei pressi dell'aeroporto Canova, si svolgevano vere e proprie trattative per acquisti multipli di autovetture del calibro di Range Rover HSE Sport, Porsche Cayenne, Audi A7.

I due capi dell’organizzazione, due pregiudicati di Bassano del Grappa, si coordinavano in particolare con un complice, un napoletano residente nel Milanese, e a turno con gli altri indagati, a seconda delle esigenze del momento: le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte dalla procura della repubblica di Vicenza, hanno permesso di delineare non solo i compiti che ognuno aveva all’interno dell’organizzazione, ma il sistema con cui avvenivano gli approvvigionamenti di denaro, macchine e documenti falsi.

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