Preghiera «riabilitata» in chiesa

CISON. La preghiera dell’alpino, discussa all’interno della Chiesa, è ritornata, nella sua recita originaria, alla conclusione della messa celebrata da mons. Sandro Capraro per il 44° raduno degli alpini trevigiani in onore delle penne mozze. Il riferimento alle armi è rimasto. Dio è con noi – ha rivendicato il sacerdote, ex cappellano della Cadore - e le nostre armi sono armi legate soprattutto alla generosità di dedicarci agli altri. «Guai a chi tocca questa nostra storia di dedizione, di amore e coinvolgimento con la sofferenza degli altri» ha ammonito Capraro. Ma il generale Renato Genovese, dell’Ana di Vittorio Veneto, che ha tenuto la commemorazione, ha fatto un deciso passo avanti nei confronti di quei sacerdoti che preferirebbero un testo meno militare. «La preghiera è quella che tutti conosciamo. Ma chiaramente se qualche parroco, vescovo o chiunque sia, non la gradisce, noi non faremo altro che rinunciare a recitarla in chiesa, ma fuori del tempio. A suo tempo, l’ordinario militare ha autorizzato una preghiera leggermente diversa ma non è quella nostra. Quindi se ci sarà da fare una verifica o un confronto li faremo e se ci sono da fare modifiche le faremo». Genovese ha assicurato che «presto ci sarà anche il dialogo col vescovo». Di Vittorio Veneto, caldeggiato da mons. Corrado Pizziolo. Il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, presentatosi ieri mattina con il cappello alpino (una quarantina circa i suoi colleghi) invita a non creare ‘un caso’. «Non vedo alcun problema a recitarla come sta, Spregevole, semmai, la strumentalizzazione che si è fatta e bene hanno fatto gli alpini a dire che si difendono da soli». Dal canto suo il sindaco di Vittorio, Roberto Tonon, da musicista invita a non escludere dalle celebrazioni religiose «un canto di preghiera come Il Signore delle cime”, perché – si dice dello stesso avviso Manildo – ha una spiritualità immensa». Condivide Floriano Zambon, sindaco di Conegliano, ex ufficiale degli alpini. «La preghiera va recitata con serenità perché c’è un passaggio che dice: armati come siamo di fede e amore, e il passaggio successivo afferma: rendi forti le nostre armi. Io penso che chi sa leggere l’italiano possa trarne le conseguenze». Ma la polemica ieri è stata rilanciata dal governatore del Veneto Luca Zaia, ex obiettore di coscienza. «Mi chiedo come si possa mettere in discussione una preghiera dell’alpino e non mettere in discussione magari i prelati che abbiamo nelle forze dell’esercito che hanno anche gradi militari che pure leggono queste preghiere. Cioè man destra non sa quello che fa la sinistra». Francesco Dal Mas
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