Precipita biplano del 1941, due feriti

NERVESA. Sfiorata la tragedia aerea, a Nervesa, per scattare fotografie in volo del Caproni Ca 33, il velivolo conservato alla fondazione Jonathan Collection. Ieri pomeriggio Rino Prizzon, 72 anni di Oderzo, si era messo in volo con uno storico biplano Tiger Mooth del 1941 per permettere a Paolo Franzini, un fotografo sessantatreenne di Cremona che collabora con riviste specializzate d’aeronautica, di scattare qualche foto dall’alto del Caproni, replica di un gigantesco bombardiere della Grande guerra che attende il benestare dell’Enac per poter volare in crociera.
Erano le 15.30 quando Prizzon, ritenuto un pilota esperto, si è abbassato di quota per dare al fotografo una migliore visuale, andando a colpire un albero in un campo a poche centinaia di metri dagli hangar della fondazione. La più probabile causa dell’incidente è una distrazione del pilota. L’aereo è caduto capovolgendosi ed accartocciandosi. Salvi per miracolo pilota e passeggero. «Franzini era imbevuto di benzina, per fortuna l’aereo non si è incendiato», spiega Lucio Simeone, primario di ortopedia a Mestre in pensione, che come Prizzon fa parte della fondazione, presieduta da Giancarlo Zanardo, la quale tiene in vita repliche volanti di aerei storici. Sono stati Simeone e Zanardo a correre per primi sul luogo dell’incidente. È stato subito avvertito il 118. Quasi illeso Prizzon mentre Franzini aveva qualche botta ed escoriazioni. Il passeggero è stato subito trasportato in elicottero all’ospedale di Treviso. Prizzon, dopo le insistenze dei presenti ha accettato il ricovero in ospedale ed è stato portato in ambulanza al nosocomio di Montebelluna. Sul posto sono giunti i vigili del fuoco ed i carabinieri. Gli aerei della fondazione, alla quale partecipano anche il Comune di Nervesa, la Provincia e la Regione, sono tutte donazioni provenienti dalla collezione di Zanardo. Il biplano giallo distutto nell’incidente è stato usato per l’addestramento dei piloti della Raf, l’aviazione britannica. Nel 1959 venne acquistato da l’aereo club di Vicenza e registrato come” I- Gatto” dove “I” sta per “Italia” e “gatto” è un autoironico riferimento ai “vicentini magna gati”. L’aereo venne poi comprato da Zanardo nel 1976 e nel 1985 lo usò per fare un giro d’Italia in occasione del settantacinquesimo anniversario della prima scuola di volo italiana. Il presidente della fondazione iniziò così la sua avventura nell’aviazione d’epoca che lo ha portato a ricostruire molte copie esatte di mezzi storici in grado di volare. Nell’estate del 2009 vi volò come passeggera la futura astronauta Samantha Cristoforetti. Zanardo era molto geloso di questo biplano giallo e ne permetteva la guida solo a Prizzon, suo amico da lunga data. «Non abbiamo ancora potuto quantificare i danni ma sono molto ingenti», spiega Zanardo che è ovviamente contento per lo scampato pericolo del pilota e del passeggero.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso