Pra’ dei Gai, immenso bacino per salvare i paesi del Livenza

Metà dell’iter è stata portata a termine, ma i tempi sono ancora molto incerti L’invaso potrà contenere oltre 26 milioni di metri cubi d’acqua e costerà 25 milioni

PORTOBUFFOLè

Metà dell’iter è stata portata a termine. Ora, perché il Pra’ dei Gai diventi finalmente quel bacino di laminazione chiesto a gran voce nell’ormai lontano 1971 dalla commissione De Marchi per mettere in sicurezza i Comuni rivieraschi del Livenza dopo la spaventosa alluvione del 1966, bisognerà capire come evolverà la situazione fra un appalto per l’assegnazione dei lavori che non è ancora partito e un’emergenza sanitaria che promette di rallentare anche quest’opera così urgente. Dopo quasi cinquant’anni di attesa e decine di appelli, la Regione ha potuto affidare a uno studio di professionisti l’incarico di progettare i lavori da 25 milioni di euro con cui l’ente vuole creare un bacino in grado di contenere ben 26 milioni di metri cubi d’acqua, un’area di 550 ettari che potrà essere invasa in modo controllato dall’acqua. Quanto basta per mettere (quasi) del tutto al sicuro i paesi più vicini al Livenza.

Ma ancora non si sa quando potranno partire i lavori. Non solo perché non è stata avviata la gara d’appalto che andrà a individuare la ditta incaricata di realizzarli, ma anche perché l’emergenza da tutt’ora in corso promette di rallentare ulteriormente il lungo lavoro dei professionisti incaricati di preparare la strada a quei lavori. Se sarà molto complicato portare avanti le rilevazioni che i progettisti dovranno condurre nelle campagne di Portobuffolè e Mansuè interessate dal nuovo bacino, ancora più difficile è che i due modelli affidati all’Università di Padova possano arrivare in tempo vista la chiusura a cui è andata incontro fin dalla fine di febbraio. Gli studi che la Regione aspetta da Padova sono fondamentali. Da una parte l’Università dovrà realizzare un plastico che raffiguri tutti i manufatti idraulici che dovranno essere realizzati durante i lavori, dall’altra gli studenti prepareranno un grande modello tramite il quale verrà simulata una piena del Livenza e l’allagamento controllato del bacino di laminazione facendo particolare attenzione alle ricadute su Rasego e Basalghelle, i due torrenti che si gettano nel fiume.

Nulla ancora si sa a proposito di quando la progettazione potrà dirsi definitivamente conclusa: «Abbiamo incontrato nel nostro municipio i progettisti poco dopo che la Regione aveva affidato a loro l’incarico», afferma il sindaco di Portobuffolè, Andrea Susana. È proprio il più piccolo Comune della Marca ad attendere con maggior ansia il nuovo bacino. Portobuffolè venne pesantemente colpita dall’alluvione di 54 anni fa, tanto che dall’acqua per una decina di giorni spuntavano solo i tetti delle case. L’iter un paio di anni fa pareva a buon punto, ma un problema al momento dell’apertura delle buste contenenti le offerte bloccò tutto: i funzionari regionali si resero conto che quelle buste erano aperte e, temendo una manomissione, la Regione mandò a monte la gara informando la procura veneziana. —

Niccolò Budoia

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