Polizze false per i napoletani Finiscono a processo in cinque

Assicuravano i camion nella Marca per risparmiare, poi rivendevano i contratti in Campania I mezzi pesanti erano intestati a una ditta inesistente. La compagnia ora chiede i danni
Di Fabio Poloni
In una foto d'archivio del 1/o agosto 2000, una donna colloca la cedola dell'assicurazione sul vetro posteriore della sua auto. Il premio medio dell'assicurazione rc auto in Italia è in diminuzione: in 5 anni si è ridotto dell'11,8%. Lo sostiene l'Ania, nel rapporto presentato oggi all'assemblea annuale. E si tratta di un trend decrescente: -1,5% nel 2005, -0,8% nel 2006, -2,7% nel 2007 fino ad arrivare a -3,9% nel 2009.ANSA/MONTEFORTE/IAN
In una foto d'archivio del 1/o agosto 2000, una donna colloca la cedola dell'assicurazione sul vetro posteriore della sua auto. Il premio medio dell'assicurazione rc auto in Italia è in diminuzione: in 5 anni si è ridotto dell'11,8%. Lo sostiene l'Ania, nel rapporto presentato oggi all'assemblea annuale. E si tratta di un trend decrescente: -1,5% nel 2005, -0,8% nel 2006, -2,7% nel 2007 fino ad arrivare a -3,9% nel 2009.ANSA/MONTEFORTE/IAN

Facevano assicurare qui, con documenti falsi, i camion che poi circolavano a Napoli. Motivo: risparmiare migliaia di euro (circa ottomila l’anno) di premio da pagare alla compagnia. Con l’accusa di truffa e sostituzione di persona ora finiscono a processo in cinque: tre napoletani, un friulano e un quinto uomo, anche lui nato nel capoluogo campano, ora residente a Ponzano.

Assicurare un camion qui nel Nordest costa molto meno che a Napoli: le compagnie calcolano i premi da pagare in base a fattori territoriali come il numero di incidenti e di furti. Da qui l’idea, semplice ma del tutto illegale: stipulare le polizze tramite prestanome come se i mezzi circolassero qui invece che a Napoli, e poi “rivenderle” ai legittimi utilizzatori.

A dare il via alle indagini è stato un normale controllo stradale: in auto, fermati dagli agenti, c’erano i quattro napoletani. Avevano con loro sette contratti per altrettante polizze assicurative. Normale? Insomma. Da lì le indagini e le verifiche. È emerso che i camion erano intestati a due società risultate inesistenti, con sedi fittizie in Friuli Venezia Giulia. Secondo l’accusa Francesco Levak, 51 anni, residente a Ponzano, aveva stipulato le sette polizze presso un’agenzia assicurativa di Susegana presentando i libretti di circolazione “camuffati” dei sette camion. Il piano era chiaro: risparmiare e rivendere poi le polizze ai complici campani Antonio d’Ambrosio, Luigi Silvestro e Cesare Barra, oltre all’altro presunto complice Michele di Maso, nato a Pola (Croazia) e residente a Lignano Sabbiadoro (Udine). A loro volta, questi vendevano poi le polizze agli effettivi proprietari degli autocarri, facendo la “cresta” sulla differenza del premio assicurativo. Ora i cinque sono finiti a processo (tra gli avvocati difensori ci sono Antonio Russo, Stefania Bertoldi e Maria Giulia Turchetto) e la compagnia assicurativa si è costituita parte civile chiedendo i danni.

Non è la prima volta che le cronache giudiziarie vedono casi del genere. Nel 2014 era arrivato a processo un trentenne napoletano che aveva falsificato i propri documenti fingendo di avere la residenza in provincia di Treviso (a Castelfranco Veneto, nello specifico) proprio per lo stesso motivo: pagare meno l’assicurazione. La truffa era venuta alla luce grazie a una verifica della compagnia assicuratrice che, grazie alle indagini compiute dai carabinieri, ha fatto venire a galla il tentativo di raggiro da parte del trentenne napoletano. Il giovane aveva stipulato la polizza online, falsificando però documenti e libretto di circolazione al fine di fingersi trevigiano Doc.

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