Pochi casi, riabilitazione difficile

La sindrome di Guillain-Barrè colpisce ogni anno una persona ogni centomila

Tornare a respirare da soli. Poter di nuovo parlare e mangiare. Riuscire a muovere il busto e le braccia quando appena un anno e mezzo fa tutto il corpo era diventato nient’altro che una prigione. Con le radici nervose colpite da una infiammazione acuta che prende il nome di sindrome di Guillain-Barrè. Malattia che porta a una paralisi progressiva di tutti gli arti. E nei casi più gravi, com’è accaduto a Mario, al blocco della capacità di respirare da soli. La sindrome è rara. Con un caso ogni centomila persone all’anno. Prende il nome dai medici francesi Georges Guillain e Jean Barré che la studiarono per la prima volta nel 1916 sul fronte della Grande guerra, quando ad esserne colpito fu un soldato in trincea. Della vicenda parla il primario del reparto di Medicina riabilitativa del Ca’ Foncello, il dottor Stefano Bargellesi. Spiegando da dove è iniziato il lungo cammino del recupero.

«Si tratta di una malattia relativamente rara che blocca i rami nervosi e impedisce la trasmissione degli impulsi dai nervi ai muscoli. Nei casi più gravi colpisce i muscoli del respiro. Il paziente prima è stato ricoverato in rianimazione, poi in pneumologia e infine è stato accolto nel nostro reparto. Per sei mesi è stato assistito dal ventilatore. Poi abbiamo iniziato un lavoro di équipe medico-riabilitativa per un intervento di riabilitazione globale». Fianco a fianco si sono così trovati per mesi a lavorare insieme medici, infermieri, operatori all’assistenza, fisioterapisti, logopedisti e persino una psicologa. Un lavoro di squadra per permettere al paziente di risalire la china.

E poi c’è la forza di volontà di Mario che mai ha smesso di combattere la sua battaglia. Quanto basta per rendere possibile la risalita: «Abbiamo iniziato prima con un programma di “svezzamento” dal ventilatore con tutte le complicanze che il caso poteva avere», spiega il dottor Bargellesi, «certo i risultati che è stato possibile raggiungere sono la conseguenza di tutto ciò che di positivo la parte medica, familiare e sociale è riuscita a fare insieme». Al Ca’ Foncello il merito di essere, insieme agli ospedali di Vicenza e Verona, una delle tre aziende ospedaliere venete che hanno ottenuto il riconoscimento regionale di presidio di alta specialità riabilitativa in seguito a cerebrolesioni e lesioni gravi conseguenti a traumi. (a.v)

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