“Pizzo” agli imprenditori: presi in sette

Quattro arresti e tre obblighi di dimora per la gang che ricattava le proprie vittime: sono finiti nella rete dei carabinieri
Di Enri Lisetto

CARBONERA. «Se non paghi entriamo di notte in casa e spacchiamo la testa a te e alla tua famiglia». È il tenore di una delle telefonate intercettate dai carabinieri, che hanno sgominato una rete di presunti estorsori che agiva tra Friuli e Veneto, dove aveva imbastito un sistema di riscossione crediti illecito e illegittimo. In carcere sono finiti Domenico Panuccio, detto “Mimmo il calabrese”, pizzaiolo di 30 anni residente a Carbonera, ed Eni Koka, 28 anni, nullafacente, di origini albanesi, domiciliato a Povegliano, arrestati in flagranza. Il primo viene ritenuto dagli inquirenti il “gestore” degli esattori, provetti atleti di arti marziali che si allenavano nelle palestre di Treviso e Ponte della Priula. Esattori con Koka, Gavino Sanna, 22 anni, di Zero Branco, e Goran Pesut, croato di 23 anni, domiciliato a Quinto, destinatari dell’obbligo di dimora. Ai domiciliari i presunti “mandanti”, che ritenevano di vantare crediti nei confronti delle vittime: Mario Iozzino, trentenne impresario di Jesolo, residente a Castello di Godego, e Attilio Bombarda, 48enne di Volpagoo, prima imprenditore e oggi operaio. Obbligo di firma per Diego Sanna, padre di Gavino, 49 anni, di Zero Branco, ritenuto l’intermediario tra gli imprenditori e gli esattori.

L’indagine dei carabinieri di Aviano, al comando del maresciallo Luigi Ruzza, era cominciata il 12 maggio. Il titolare dell’Avianese asfalti, Albino Rizzo, quel giorno si era rivolto ai militari dopo che tre sconosciuti si erano presentati a casa sua per conto di Bombarda, riferendo che quest’ultimo vantava un credito di 400 mila euro. In effetti, la figlia di Bombarda e la moglie di Rizzo in passato erano state socie di una società poi fallita e i cui macchinari erano stati messi all’asta dal tribunale di Treviso. Li aveva acquistati un’azienda di Roma, che a sua volta ne aveva rivenduti alcuni all’Avianese asfalti. Un’operazione mal digerita da Bombarda («Ha acquistato i miei macchinari a prezzi irrisori»), che aveva contattato l’amico Diego Sanna: «Mio figlio pratica arti marziali e ha degli amici che fanno queste cose», dice intercettato. E infatti, Gavino Sanna avrebbe preso accordi con “il calabrese” per procedere alla riscossione forzata. E infatti, Gavino Sanna, Pesut e Mimmo, si erano presentati dall’imprenditore di Aviano. La pretesa, intanto, era scesa da 400 mila a 50 mila euro. L’imprenditore non cede al ricatto e chiama i carabinieri. Panuccio e Koka, infatti, sono arrestati in flagranza il 9 giugno, bloccati a bordo di una Mercedes (dove sono stati trovati nomi, indirizzi e numeri di telefono di tutti i parenti di Rizzo) nella zona industriale. Avevano appena incassato i primi 2 mila euro quali “rimborso spese viaggio”.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso