Piva e Mattana, ultimo giorno «Scuola, una meravigliosa e coinvolgente avventura»

Le due presidi (del Duca degli Abruzzi e del Riccati Luzzatti) lasciano oggi l’incarico e i loro uffici per andare in quiescenza 
Mattia Toffoletto

ultima campana

Ultima campanella oggi per due “colonne” della scuola trevigiana. Da domani 1° settembre andranno in pensione le dirigenti Antonia Piva, dopo 14 anni alla guida del Duca degli Abruzzi, e Luisa Mattana, per nove anni al timone del Riccati-Luzzatti. Le ultime ore sono scandite da incombenze e scadenze, vedi gli scrutini degli esami di riparazione, ma anche da forti emozioni. Perché l’avventura scolastica, che ha occupato tutta la loro vita, è arrivata al capitolo finale. Ed è fisiologico che i ricordi si facciano largo, fra «i salti mortali della Dad» e «l'eredità dell’era Covid».

Piva, 62 anni, ex insegnante di greco e latino al Canova, ha ricoperto il ruolo di preside per 16 anni, includendo la parentesi d’esordio al liceo di Valdobbiadene. Dal 2000, e per oltre un decennio, è stata docente a contratto a Ca’ Foscari per il Ssis, l’ex scuola di specializzazione per l’insegnamento. Ma come ci si avvicina alla pensione? «Da una parte con la grande serenità di chi ha fatto il proprio dovere fino in fondo: al servizio del Paese, delle famiglie e dei figli che ci sono stati affidati», esordisce Piva, cui succederà Stefano Marconato. «Dall’altra con assoluta semplicità, consapevole che la qualità di una scuola dipenda dal lavoro di squadra e non del singolo. Ho preso parte a una meravigliosa avventura, ma inserita in uno scenario più grande. Sono entrata in ruolo con concorso ordinario già a 26 anni, ma non parlatemi di nostalgia, non c’entra con la mia persona: sono “oraziana”, da anni ho imparato a cogliere la bellezza del singolo giorno».

Forse i mesi più difficili sono coincisi con l’era Covid e, di conseguenza, con l’introduzione della Dad. «Di certo sono stati complicati per l’imprevedibilità dell’emergenza. Per il resto, hanno portato allo scoperto fragilità strutturali con cui già si conviveva: trasporto, organici, edilizia. Sì, la scuola è stata chiamata a inventarsi una metodologia, a fare i salti mortali per garantire le lezioni, a mantenere un rapporto stretto con i ragazzi. A proposito: lasciatemi rimarcare il grande coraggio dimostrato dagli studenti nell’affrontare un periodo difficilissimo».

Inevitabile riflettere sulla scuola del post-Covid: «Non sarà più come prima, quello che abbiamo appreso negli ultimi mesi non dovrà finire in uno scatolone. Ci vorranno intelligenza e visione d’insieme per cogliere spunti e opportunità di rinnovamento, vedi i doppi turni negli orari e la ricerca di spazi per le classi. Di sicuro la presenza in aula è insostituibile, ma le novità del digitale non si dovranno bypassare. Alla scuola servirà, più in generale, una cabina di regia: oltre a garantire il presente, deve ragionare sul futuro, interpretando la didattica in modo dinamico».

Considerazioni non dissimili per Mattana (ne prenderà il posto Francesca Mondin), 62 anni, già professoressa di Diritto ed Economia e vicaria al Mazzotti: «Sono un po’ emozionata, la mia vita è sempre stata votata alla scuola. Si chiude un cerchio: ottenuto il ruolo, l’anno di prova da docente l'avevo fatto al Luzzatti nel 1987. Di certo mi mancherà la relazione con i ragazzi e docenti, l’idea di avere un ruolo importante nella società. Già in queste ore, passeggio nei corridoi vuoti e penso al dopo...». Ma le dinamiche dell’era Covid rubano presto la scena: «La scuola è fatta per essere in presenza, mi auguro il prossimo anno lo sia il più possibile. Quanto agli ultimi mesi, ci tengo a rimarcare come i docenti si siano spesi tanto per la Dad: imparando cose nuove, ma anche mantenendo un dialogo costante con i ragazzi. Nel lasciare, l’auspicio è che la società riconosca agli insegnanti il ruolo importante che ricoprono. Veniamo da due anni difficili, non solo per l’organizzazione complessa. Penso alla Dad intrecciata con le paure del quotidiano, le incognite sul futuro, le difficoltà economiche delle famiglie».

I due presidi hanno vissuto anni di trasformazioni: «Mi sono insediata al Duca, quand’era un’ex magistrale con doppia sperimentazione», ricorda Piva, «Ora contiamo su cinque indirizzi liceali, in 14 anni gli alunni sono cresciuti di 600 unità. Per numero di indirizzi e studenti, oltre duemila, il Duca è fra le scuole più grandi d’Italia, paragonabile a certi licei di Roma e Milano». Le fa eco Mattana: «Abbiamo introdotto il liceo economico-sociale, dopo cinque anni contiamo su cinque classi prime».

Infine i messaggi per studenti e docenti: «Scommettere sull’autenticità dei propri valori e talenti, fuggendo dall’autoreferenzialità e aprendosi alle verità degli altri», suggerisce Piva. «La scuola è istituzione culturale, pertanto deve vivere sul continuo confronto», conclude Mattana. —



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