Pio X, risate e nostalgia nei ricordi degli ex allievi

TREVISO. «Se sei stato un allievo del Pio X», titola la pagina Facebook. E giorno dopo giorno il social si trasforma in un amarcord nel quale gli ex alunni del collegio vescovile di Borgo Cavour riversano ricordi a non finire. Ci sono i saluti ai compagni ritrovati, le vecchie foto ripescate da chissà quale cassetto, le domande e i commenti. Decenni di storia illustre con ex allievi oggi anche “famosi”, che sono passati per le aule delle medie e dei licei. Solo per citarne alcuni: la tripletta degli ultimi sindaci del capoluogo, Manildo, Gentilini e Gobbo, ma anche tanti altri, che oggi ricordano la loro scuola con il sorriso e con un grazie ai professori e a rettori come don Giuseppe Rizzo. L’idea di raccogliere materiali e commenti su compagni, vecchi prof e bidelli è venuta a Luca Gionco, ex allievo, nato nel 1967. Tra gli iscritti, Nicola Marasciulo, Riccardo Artico, Alessandro Zago e molti altri, per ora 150 ex allievi. Un profilo aperto qualche mese fa e subito un successo di “mi piace”.
Basta scorrere la pagina Facebook per rivivere cosa accadeva al Pio X soprattutto trent’anni fa, se non di più: il rumore delle partite giocate sul campo del piazzale a ricreazione, le corse per i corridori, il terrore delle interrogazioni, gli scherzi tra compagni.

«Solo chi ha avuto Pietro Gatti può sapere cosa si provava durante le sue lezioni di inglese», racconta Alberto Biasin. Mentre qualcun altro gli fa eco: «Mitico e severissimo. Fumava la pipa. Se ho imparato l’inglese è grazie a lui!». Altri ripensano con gratitudine a Bruno Buranello, “il Baffo”, il prof delle medie poi diventato docente al Classico e preside, oppure a don Giacomo Lorenzon, per tutti il mitico “Cappottino” per il suo modo di vestire, rettore per un periodo. C’è poi chi ricorda l’autorità nel greco e latino di don Corazza, il prof Sartorello, dantista per eccellenza, mentre don Gianni, applicazioni tecniche, era un gran appassionato di Mina. E Giancarlo Teso? Grecista e «prete illuminato che mi passava sotto banco Teorema di Pasolini», scrive Alessandro. Non mancano poi gli aneddoti curiosi come la frase leggendaria di don Martinazzo, matematica: «Vai su per la lavagna!», e il commento che sfoderava don Baratto a ogni alunno impreparato: «Vai a piantar fagioli con la pistola». E poi il mitico “Vice” che arbitrava con gli occhiali a specchio, il portinaio Gedeone...

Un reportage della quotidianità, di un passato trascorso in allegria soprattutto a fine anni 70 e negli 80, sopravvissuto nei valori, nelle amicizie. Campanelle e ore passate sui libri, alzando lo sguardo per pensare alle ragazze: «Al Classico le più belle erano la Loschi, la Benetton e la Bacchin. Vi ricordate?», scrive ancora Alessandro. E poi tutti fuori per la ricreazione, con i colori e i sapori di quegli anni. È un po’ come “La Petite Madeleine” di Proust, ci si ricorda di tempi e luoghi attraverso il cibo: i giambonetti, i Doria da 50 lire, una spuma 100 lire. «E che dire del cappuccino di Beppe, che bisognava correre in mezzo a chi giocava a calcio pur di raggiungerlo?». Ci sono le foto di gruppo, le gite, anche studio, in Inghilterra con Gatti. La frase che meglio riassume tutto questo l’ha scritta Paolo: «Ho avuto dei maestri di scuola, ma soprattutto di vita, al Pio X».
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