Ancora bagni e tuffi nel Piave nel punto in cui è morta la piccola Adna
Sul Piave si continua a fare il bagno nonostante i divieti. Dopo la tragedia della piccola Adna, i sindaci si riuniscono per discutere misure di sicurezza: cartelli multilingue e informazione sui pericoli

Mamme e bambini sorridenti con i piedi a mollo, come se nulla fosse accaduto. A riva, ancora imperlati di gocce dopo l’ultimo tuffo, gruppetti di bagnanti si asciugano sdraiati su grandi teli. È il ritratto della domenica pomeriggio appena trascorsa sulle sponde del Piave a Pederobba, nello stesso luogo dove una settimana fa è annegata la piccola Adna Islam.
Ed ecco che i sorrisi di quelle mamme danno il colpo di grazia alle coscienze già scosse dalla tragedia. Quella di ieri infatti è stata una domenica come tante altre. Eppure le immagini dei genitori straziati di Adna, mentre il corpo della loro figlioletta di 9 anni scompare sotto il coperchio di una bara metallica, sono ancora così vivide.
Segnali inascoltati
Di anno in anno la lista delle vittime del Piave si allunga. Le sue acque cristalline posso trasformarsi in trappole mortali anche per il più robusto dei nuotatori. Conta poco o nulla anche la distanza dalla riva. È quel che è capitato alla bimba di Cavaso che stava facendo il bagno sotto gli occhi dei genitori quando la corrente l’ha trascinata fra due grosse rocce. Ieri pomeriggio, a pochi centimetri dai massi che hanno tenuto intrappolata Adna, facevano il bagno altri bambini. Il segnale di pericolo non è arrivato a destinazione e il rischio che la storia si ripeta è alto.
Sabato c’è mancato poco che un 53enne annegasse nel Piave a Fagarè di San Biagio, anche qui, lungo il medesimo tratto in cui il 18 giugno ha perso la vita il ventunenne pordenonese Dennys Navas. L’uomo è stato colto da un malore in acqua e salvato in extremis da una signora quando aveva già perso conoscenza. Una doppia fortuna, visto l’epilogo di un salvataggio simile avvenuto a Pederobba quattro anni fa.
Adna non è stata infatti l’unica vittima della baietta fluviale vicino alla Cementi Rossi. Nel 2021 un uomo di 54 anni annegò nel tentativo di salvare la figlia e l’amica in difficoltà nelle acque del Piave. Anche allora la tragedia non bastò a scoraggiare comportamenti pericolosi. Vale lo stesso discorso per la spiaggia di Fagarè dove i grossi blocchi in cemento che sostengono il viadotto hanno acquisito la nuova funzione di trampolini.
Il vertice sulla sicurezza
I ragazzi da qui si tuffano a ripetizione e talvolta, come capitato a Dennys, qualcuno non riemerge perché risucchiato dalla corrente. Il dibattito sulla sicurezza del fiume non è mai stato così rovente come quest’estate. Su iniziativa del primo cittadino di Spresiano Marco Della Pietra giovedì i sindaci dei paesi rivieraschi si riuniranno a Sant’Artemio per prendere in mano la situazione.
La legge parla chiaro: il Piave non è balneabile. Tuttavia i cartelli con i divieti non sono distribuiti in modo capillare lungo le sponde e, quando ci sono, parlano italiano. Lo stesso Prefetto di Treviso nei giorni scorsi ha sottolineato la necessità di migliorare la cartellonistica, traducendo i divieti in lingua straniera e aggiungendo delle informazioni sul pericolo effettivo che si corre facendo il bagno nel fiume. Oggetto del vertice saranno anche altre iniziative per promuovere una maggiore conoscenza del Piave tanto delle sue bellezze quanto delle sue insidie, promuovendo una convivenza armonica con l’habitat fluviale .
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