I pescatori come sentinelle anti tuffi lungo il Piave

I sorveglianti per far rispettare il divieto di balneazione lungo il fiume: una decisione necessaria dopo le tragedie di inizio estate. Allerta anche sul Sile: «I ragazzi si tuffano dai muraglioni»

Mattia Toffoletto
Bagnanti sul Piave all'altezza di Fagarè
Bagnanti sul Piave all'altezza di Fagarè

Arrivano i “sorveglianti” del Piave per far rispettare il divieto di balneazione e scongiurare nuove tragedie. Le guardie volontarie delle associazioni ittico-venatorie (314 iscritti) saranno impiegate in attività di vigilanza lungo l’asta del fiume; una novità promossa dalla Provincia sulla scia del recente tavolo con la prefettura convocato dopo le due vittime di quest’estate.

Controlli, volantini, infopoint

Si partirà nei prossimi giorni, considerando anche la vicinanza con Ferragosto, classico giorno da scampagnate sul Piave. Si distribuiranno volantini multilingue (anche in arabo) e si ipotizza l’installazione di postazioni fisse, magari con due-tre guardie per turno, nei punti più frequentati: Pederobba, Spresiano, Maserada, Ponte di Piave. Obiettivo ricordare ai bagnanti il divieto di balneazione e i rischi legati a un tuffo nel Piave.

E, come ammonisce la Federazione pesca sportiva (Fipsas), il problema dei bagni nei fiumi non va circoscritto al Piave: «L’anno scorso abbiamo scoperto gare di tuffi nel Sile dai muraglioni dei vecchi silos a Silea», rivela Tommaso Cappuccio, Fipsas Treviso, una sessantina di associati, «senza pensare al pericolo di rimanere impigliati fra le alghe o ad altri rischi. Una questione culturale e di senso civico: spesso gli avventori sono di altri Paesi, non conoscono i rischi».

No multe ma deterrenza

Le guardie dislocate sul Piave non potranno elevare sanzioni, ma si ritiene che già la presenza di una divisa (come delle auto degli associati) potrà rappresentare un deterrente. Compito loro sarà dissuadere i frequentatori del fiume da bagni e tuffi, spiegare cosa siano i sifoni o i rischi legati a una piena improvvisa.

«Un’iniziativa che si fonda sulla moral suasion delle divise», osserva Alessandro Sallusto, viceprefetto vicario.

«L’idea è proporre postazioni fisse, puntando anzitutto sulle aree più frequentate e sui weekend», aggiunge Cappuccio. Giovedì 7 agosto ci sarà anche un incontro fra le associazioni, che saranno coordinate dalla polizia provinciale, per definire postazioni e turni: «Vogliamo capire bene come possiamo agire, considerando che non possiamo chiedere i documenti. Puoi anche incappare nel malintenzionato», sottolinea Carlo Torresan, Federcaccia Treviso, un centinaio di guardie iscritte.

«Il mio invito per Ferragosto? Non fare il bagno sul Piave. Le guardie avranno valore di deterrenza. Di certo bisognerà evitare gli scontri verbali, in caso di difficoltà ci si potrà rivolgere agli enti preposti», precisa Stefano Marcon, presidente della Provincia. Che poi aggiunge: «L’obiettivo prioritario è raggiungere quanti più cittadini possibili, di tutte le età, per scongiurare nuove tragedie. Le guardie volontarie hanno alle spalle una consolidata conoscenza delle caratteristiche dell’ambiente fluviale, legate alle attività di controllo ittico-venatorie. La collaborazione, già in atto per altre ragioni, viene così estesa».

Paolo Maggion, referente provinciale dell’associazione Libera Caccia, una cinquantina di guardie, sottolinea: «Servirà un coordinamento per evitare sovrapposizioni fra le varie associazioni. Ma il nostro supporto non basta. Bisognerà collocare anche cartelli di divieto nei punti di accesso al Piave, oggi quasi inesistenti».

Video on line, incognita cartelli

Accanto alle campagne social, già partite nelle scorse settimane, la Provincia ha realizzato e lanciato un video che mette in evidenza i pericoli del fiume.

Divieto di balneazione sul Piave, il video di sensibilizzazione

Quanto alla collocazione dei cartelli di divieto multilingue, è in atto un balletto sulle competenze: «Sono in corso approfondimenti dopo il tavolo con la prefettura. Non è competenza nostra, bisogna capire se c’entra il Demanio o possano occuparsene i Comuni», puntualizza il presidente Marcon.

Le vittime

L’iniziativa prende forma sulla scorta dei tavoli che si sono svolti il mese scorso dopo le tragedie che si sono registrate all’inizio di questa estate lungo il Piave.

A giugno aveva perso la vita un ventunenne venezuelano dopo un tuffo nel tratto di fiume di Fagarè di San Biagio. Poi era annegata una bambina di nove anni, di origini macedoni, a Pederobba. Un gruppo di sette giovani, inoltre, era stato tratto in salvo con l’elicottero. 

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