Bagni nel Piave, via alla campagna di comunicazione per spiegarne i rischi

La Provincia capofila del progetto di informazione e sensibilizzazione sul divieto di balneazione lungo il fiume alla luce delle ultime tragedie e dei salvataggi. L’assessore regionale Bottacin: «Serve un cambio culturale»

Il vertice in Provincia sulla sicurezza sul Piave
Il vertice in Provincia sulla sicurezza sul Piave

Vertice in Provincia di Treviso, mercoledì 16 luglio, per definire le attività di informazione e ribadire il divieto di balneazione già in vigore sul fiume Piave: Regione, Autorità di Bacino Alpi Orientali, Provincia e Prefettura hanno incontrato i Comuni per presentazione la prima proposta di un kit di comunicazione che evidenzia i divieti esistenti per la cittadinanza.

I sindaci fanno fronte comune per la sicurezza sul Piave: il punto

Sulla base di questa prima campagna proposta si sono raccolte le osservazioni dei Comuni. «Abbiamo proposto ai Comuni un kit di comunicazione finalizzato a evidenziare il divieto di entrare in acqua, dal momento che il Piave, per la sua stessa natura fluviale, presenta una serie di caratteristiche intrinseche pericolose che, impongono di vietare la balneazione», spiega Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso - «L'effetto risucchio, le correnti a forte velocità e imprevedibili, i sifoni, ovvero passaggi sott'acqua che possono risucchiare una persona, le basse temperature che possono provocare sbalzi termici corporei molto gravi sono gli elementi di base su cui puntare per informare correttamente la comunità e renderla più consapevole sul perché esiste il divieto di farsi il bagno. Alla luce dell'incontro, lavoreremo per definire gli ultimi dettagli della campagna con un kit pronto all'uso, composto da locandine informative, grafiche e video per i social e per la segnaletica da apporre in prossimità del fiume».

«La diffusione di una campagna informativa sui pericoli del Piave e, in generale, dei fiumi, agevola contestualmente anche la predisposizione di avvisi specifici che ricordano a chi frequenta l'area fluviale i divieti già esistenti», sottolinea Angelo Sidoti, prefetto di Treviso .

«Ricordo», aggiunge Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all'Ambiente e alla Protezione Civile, «che tutti i fiumi in Veneto sono pericolosi perché sono caratterizzati da un regime torrentizio: questo significa che possono variare la propria portata in pochissimo tempo e, per di più, hanno un fondo mobile, che comporta un cambio morfologico repentino e quotidiano della conformazione dei fondali. Il primo passo per rendere consapevole la comunità sui pericoli dei fiumi e, dunque, sul perché la balneazione è vietata, è agire su un piano culturale: è necessario conoscere il pericolo per cercare di non esporsi al pericolo stesso».

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