«Permasteelisa come Ilva? Non posso permetterlo» Colomban torna in campo

VITTORIO VENETO. Il primo amore non si scorda mai. Succede anche a Massimo Colomban, fondatore della Permasteelisa: «Mi si spezza il cuore vederla in difficoltà. Se mi chiamano, sono pronto a dare ogni possibile consiglio». Consigli e basta? Per un anno Lixil, la conglomerata giapponese che ne ha il totale controllo e che può contare su un giro d’affari di circa 15 miliardi all’anno, ha trattato con i cinesi della Grandland. Inutilmente. Oggi, la blasonata industria di Vittorio Veneto sta cercando un acquirente, attraverso l’asta gestita da Barclays. «Sono preoccupato», ammette Colomban, «perché non ho ben chiaro come andrà a finire. Confesso una paura». Paura? Colomban ammette: «Di questo gruppo fa parte la tedesca Josef Gartner gmbh & Co, società leader nel settore dei rivestimenti architettonici in alluminio e acciaio. Se la Lixil decidesse di disfarsi della Permasteelisa e di tenersi la Gartner?». Sì, punto di domanda. L’imprenditore, che per qualche tempo ha fatto l’assessore della giunta Raggi, non osa rispondere a se stesso. Ma la paura si trasforma in impegno. «Sto cercando il modo di prestare quei consigli che aiutino la mia creatura a uscire dalla precarietà, a riemergere come merita». Magari grazie a qualche fondo? È vero o no che ci sono fondi speculativi e società finanziarie disponibili alla compravendita, magari raddoppiando il prezzo e senza assicurare un futuro industriale? «Quello che so», ammette Colomban, «è che ci sono fondi interessati a Permasteelisa. Alcuni, dopo aver studiato gli ultimi bilanci sono già in ritiro, ma altri persistono nella verifica». I sindacati sono preoccupati. I dipendenti del Gruppo sono 6 mila, altrettanti quelli dell’indotto. Ma Colomban ha forse voglia di riprendersi l’azienda? «Intanto non so quale mission sia stata affidata a Barclays. Se è quella di vendere, io non sono nelle condizioni di comprare. Ma sto valutando altre opportunità».
L’imprenditore coneglianese non vuol dire quali. Ma si sa di suoi contatti, sia interni che esterni. Interni per cercare di suggerire. Esterni per trovare alternative. Di certo Permasteelisa sarebbe costata ai giapponesi 575 milioni nel 2011 e ulteriori 472 in altre fasi. «Sto valutando», riprende Colomban, «perché bisogna considerare le commesse acquisite, i lavori in corso, i costi per completarli, quelli di eventuali riparazioni. È necessario anche capire fin dove Lixil vorrà coinvolgersi nel recupero dell’esistente, con quale management e per quali obiettivi».
A Vittorio Veneto c’è già chi parla di un’Ilva 3.0, dopo quella di Taranto e dopo la Wanbao di Mel che i cinesi vogliono cedere. «Considerate le perdite», conclude Colomban, «immagino che i giapponesi cerchino di vendere così com’è, con tutte le garanzie, bonds e claims che credo superino di molto il miliardo di euro».
Nonostante tutto, Colomban si dichiara ancora fiducioso: «Certo, il primo da cambiare – puntualizza – è il management, o meglio una parte consistente di questo».
Il motivo? «Provi a chiederlo ai miei ex collaboratori? Le risponderanno che allora non si registravano significativi difetto o claim nei progetti che consegnavamo in maniera puntuale, rispettando tempi, costi e budget». —
Francesco Dal Mas
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