Patrizia Armellin accusata dalla sorella «Paolo ha sbagliato a mettersi con lei»

/ vittorio veneto
«Negli anni in cui abbiamo convissuto, non ho mai assistito a un episodio di violenza da parte di mio marito. Se Paolo beveva? Sì, ha iniziato a bere dopo che è morto il padre che per lui era sempre stato un faro nella vita. Lo faceva di sera ma non trasformava mai l’alcol in rabbia. Andava a dormire tranquillamente senza prendersela con nessuno».
LA TESTIMONIANZA DELLA MOGLIE
Quello di ieri è stato il giorno della testimonianza di Roberta Bencini, la seconda moglie dalla quale Paolo Vaj s’era separato di fatto nel settembre del 2018, per tornare assieme a Patrizia Armellin, la donna che con Angelica Cormaci, è accusata di averlo ucciso nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 2019, nella casa di via Cal dei Romani a borgo Olarigo, sulle colline di Vittorio Veneto. La testimonianza della moglie di Vaj ha permesso di fare luce sul rapporto tormentato tra i protagonisti della vicenda. Vaj conobbe Patrizia Armellin nel 2004 sulla piattaforma informatica Second Life e poi per anni assieme gestirono senza successo il ristorante e birreria “Ca’ dei Mat” di Vittorio Veneto.
Nel 2009 i due, dopo una vacanza a Creta in Grecia, ruppero il rapporto anche perché in quell’occasione Vaj scoprì che la Armellin aveva conosciuto un altro uomo con il quale tornò dalla Grecia. I due, secondo le testimonianze emerse in aula, rimasero comunque sempre in contatto. Un rapporto che nessuno dei due riusciva a troncare definitivamente nemmeno quando Vaj, nel marzo del 2016 si sposò con Roberta Bencini. Basti pensare che nel settembre del 2018 i due tornarono di nuovo assieme. «Ad un certo punto, lo misi di fronte ad un bivio», ha raccontato la moglie in aula. «Devi decidere: o me o lei. E così ci siamo separati. La Armellin, di fatto, aveva spesso bisogno di soldi e sapeva che Paolo ne aveva (un patrimonio da 700mila euro). Tanto che so che lui a volte le diceva: “Io non sono il tuo bancomat”».
La notizia della morte di Vaj fu data alla moglie dalla sorella di Patrizia Armellin, Valentina, la mattina del 19 luglio di due anni fa. Anche lei teste ieri al processo. «Con mia sorella non parlo da 12 anni», ha detto Valentina Armellin che, due giorni dopo il delitto spedì a Roberta Bencini un messaggio whatsapp: «Non è stata una morte accidentale. Loro invocheranno la legittima difesa ma noi sappiamo che non è vero».
LA SORELLA CONTRO PATRIZIA
La testimonianza della sorella di Patrizia Armellin ha sostanzialmente ricalcato quella di Bencini (che si è costituita parte civile nel processo). In altre parole, Vaj è stato descritto come una persona di buon cuore, che aiutava gli altri e che, quando beveva, non diventava assolutamente violento come molti uomini. Valentina Armellin ha detto in aula di aver rotto i rapporti con la sorella quando nel 2009 Patrizia lasciò Paolo Vaj per un altro uomo al rientro dalla vacanza in Grecia. «Io decisi di schierarmi dalla parte di Paolo - ha detto - e da allora non parlai più con mia sorella. Anzi, quando alcuni anni dopo seppi che Vaj si stava rimettendo assieme a mia sorella dissi a Paolo a chiare lettere: “Se torni da lei, romperò l’amicizia con te”. E così fu, purtroppo».
Due testimoni della pubblica accusa, in aula con il pm Davide Romanelli, che hanno dunque dipinto un Paolo Vaj totalmente all’opposto di quello fatto dalle due imputate. Ossia un uomo, dedito all’alcol, che la notte del delitto aggredì violentemente Armellin tanto da venire ucciso, per schiacciamento toracico, solo per legittima difesa da parte delle due donne.
tensione in aula
In aula non sono mancati momenti di tensione e frizione, in particolare tra la difesa delle imputate, con gli avvocati Marina Manfredi e Stefabia Giribaldi e il legale della moglie di Vaj, l’avvocato Nicodemo Gentile, che rappresenta la parte civile. Tanto che il presidente della Corte d’Assise Francesco Sartorio ha più volte richiamato le parti alla calma, minacciando di sospendere l’udienza. —
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