Pasta Zara, primi dipendenti in fuga dall'azienda di Riese

RIESE PIO X. Alcuni operai - al momento si tratta di poche unità - si sono licenziati dallo stabilimento di Riese Pio X di Pasta Zara, preoccupati per il futuro dell’azienda. Molti loro colleghi, assicurano le fonti sindacali, stanno spedendo curricula o sostenendo colloqui in altre realtà. Cgil e Uil cercano di frenare l’esodo: «La famiglia Bragagnolo ci ha assicurato che continuerà a investire in Pasta Zara». Un segnale positivo dall’inizio della crisi, invece, è dato dalla “tregua” sottoscritta fra azienda e fornitori. Questi ultimi (ad eccezione di un fornitore di pallet, che non ha aderito al “patto”) hanno acconsentito a continuare a consegnare le materie prime nonostante le incertezze finanziarie del gruppo, esposto a una situazione debitoria importante (241 milioni) e in attesa che il Tribunale di Treviso si esprima sulla richiesta di concordato preventivo.
Le ultime novità emerse circa l’architettura finanziaria del gruppo (Bank of China controlla la holding dei Bragagnolo e perciò detiene il 74% di Pasta Zara in pegno) hanno lasciato perplessi i sindacalisti, a partire da Sara Pasqualin di Cgil: «Certe cose speravo ce le dicesse l’azienda. Siamo rimasti soddisfatti dell’incontro avuto con la proprietà, ma alcuni dipendenti si stanno facendo prendere dall’ansia lo stesso. Nell’ultimo mese ci sono state diverse uscite volontarie, molti altri dipendenti stanno cercando soluzioni alternative. È un problema che abbiamo segnalato alla società: chi rimane rischia di essere sottoposto a carichi di lavoro eccessivi, visto che gli ordini continuano ad arrivare e la fabbrica lavora a tempo pieno. Un aspetto, questo, che non va trascurato se vogliamo parlare di sicurezza dei lavoratori».
Qualche defezione nel settore produttivo, all’interno di una stabilimento che comunque conta 170 addetti, è stata notata anche da Michele Gervasutti di Uil: «La famiglia ha ribadito la volontà di voler andare avanti: Bragagnolo ha detto che “Pasta Zara c’è e ci sarà nel futuro”, quindi auspichiamo che anche i dipendenti abbiano fiducia nel progetto, sebbene qualcuno sia andato via. In fondo la società ha ribadito che non sono previsti esuberi di alcun tipo». Fiducia che si può rinforzare con notizie come quella relativa all’accordo con i fornitori: «C’è stato un incontro con quelli che avevano interrotto la collaborazione per il timore di non essere pagati. Si è arrivati a un accordo e la merce sarà consegnata regolarmente, permettendo in questo modo di evadere gli ordini con regolarità e garantire occupazione alle maestranze. Un ulteriore incontro è stato fatto anche con i clienti».
Ad oggi manca ancora un responso dal Tribunale di Treviso relativamente alla richiesta di concordato in bianco. Il Tribunale dovrebbe nominare un commissario che governerà i prossimi 120 giorni di transizione in cui l’azienda dovrà produrre un piano industriale credibile, comprensivo di un rientro significativo dell’esposizione debitoria.
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