Parto indolore anche a Conegliano

A breve il concorso Usl per assumere l’anestesista che praticherà l’epidurale
CONEGLIANO TV 20060915 ENTRATA PRONTO SOCCORSO OSPEDALE DI CONEGLIANO (AFC/AFC ) L'ospedale di Conegliano, dove e' morto il quindicenne di Pieve di Soligo
CONEGLIANO TV 20060915 ENTRATA PRONTO SOCCORSO OSPEDALE DI CONEGLIANO (AFC/AFC ) L'ospedale di Conegliano, dove e' morto il quindicenne di Pieve di Soligo

CONEGLIANO. Il parto indolore verrà offerto anche all'ospedale di Conegliano. «Faremo il concorso per assumere un anestesista dedicato e nel giro di qualche mese potremo garantire l'epidurale alle future mamme che scelgono il nosocomio coneglianese» annuncia il direttore generale dell'Usl 2 Francesco Benazzi. Il servizio va a completare una piccola grande rivoluzione avviata nelle strutture dell'Usl di Marca che, lentamente, si stanno allineando a quanto previsto dalla normativa. La partoanalgesia è infatti un Lea (livello essenziale di assistenza) che dovrebbe essere garantito a tutte le donne che ne fanno richiesta e accessibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, anche di notte e nei festivi. Ma non sempre questo accade per motivi organizzativi e di risorse economiche. Dopo Treviso, Montebelluna e Vittorio Veneto, anche l'ospedale di Conegliano si appresta quindi a offrire la pratica farmacologica per alleviare la sofferenza in fase di travaglio. La tecnica medica prevede che il medico inietti l'analgesico a livello lombare, così da eliminare sia i dolori della fase del travaglio che quelli del parto vero e proprio, senza rinunciare alla naturalità del parto. Una metodica che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha definito recentemente un «diritto delle partorienti». Una presa di posizione considerata rivoluzionaria da chi si batte da anni per l’analgesia durante il travaglio. In Italia l'epidurale viene scelta solo nel 20% dei casi, contro il 75% della Francia, il 65% degli Stati Uniti e il 60% della Svezia. Nel nostro Paese l'accesso alla partoanalgesia resta complicato a causa delle scarse risorse economiche e umane. Incide anche un fattore culturale, le donne tendono spesso a non richiedere il trattamento per alleviare la sofferenza. Negli ospedali trevigiani dove è già possibile richiedere l'epidurale la domanda sta gradualmente aumentando. Al Ca' Foncello, ad esempio, l'epidurale è stata introdotta nel novembre del 2017 ed è stata effettuata dal 30% delle gestanti, vale a dire che quasi 700 mamme hanno scelto di ridurre il dolore nel mettere al mondo il proprio bambino. Secondo l'Usl 2 la richiesta potrebbe arrivare a sfiorare il migliaio di richieste nel giro di pochi anni.

Valentina Calzavara

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso