Parroci e Curia in sintonia col Papa «Solo offerte libere»

Per le messe in suffragio vengono chiesti almeno 10 euro Matrimoni senza compenso fisso, ma c’è un costo di 50 euro
Di Alessandra Vendrame
Tome Treviso saluta dell vescovo Mazocato alla Cittˆ agenzia fotografica foto film
Tome Treviso saluta dell vescovo Mazocato alla Cittˆ agenzia fotografica foto film

La celebrazione della messa s’ha da fare. Sempre, anche se al sacerdote non dovesse mai giungere un centesimo di offerta. La Chiesa trevigiana fa i conti con le parole di Papa Francesco, il giorno dopo che il pontefice ha fatto sentire forte il suo anatema nei confronti di una Chiesa “affarista” che applica ai sacramenti con tanto di tariffario: «Quante volte vediamo entrando in una chiesa ancora oggi che c’è la lista dei prezzi per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la messa. E il popolo si scandalizza». Così ha parlato Papa Bergoglio venerdì nell’omelia della messa alla Domus Santa Marta. E se questo ricorda ai sacerdoti il Papa, la chiesa trevigiana parla altrettanto chiaro: nessuna lista dei prezzi per sacramenti o liturgie fa ingresso in chiesa. La strada maestra. L’ha tracciata lo stesso diritto canonico. E a spiegare la via percorsa dalla chiesa diocesana è il cancelliere vescovile della diocesi di Treviso, monsignor Giuliano Brugnotto: «Si applica la normativa universale determinata con precisione al canone 848 del Codice di diritto canonico. In esso si stabilisce che "Il ministro, oltre alle offerte determinate dalla competente autorità, per l'amministrazione dei sacramenti non domandi nulla, evitando sempre che i più bisognosi siano privati dell'aiuto dei sacramenti a motivo della povertà». Niente prezzi fissi dunque per celebrare battesimi, comunioni, cresime, funerali né tanto meno per i matrimoni. L’unica eccezione, dove si chiede ai fedeli di mettere mano al portafogli, è la celebrazione delle messe. A chiederlo è l’autorità ecclesiastica competente. In questo caso non il singolo vescovo della diocesi bensì tutti i vescovi della Provincia ecclesiastica delle diocesi del Veneto: «Hanno stabilito che l'offerta è di 10 euro. Come spiega lo stesso canone: “Non è lecito al sacerdote chiedere una somma maggiore. Gli è tuttavia consentito accettare un’offerta data spontaneamente, maggiore e anche minore di quella stabilita per l'applicazione della Messa”, puntualizza monsignor Brugnotto. Ma anche quando non si può pagare, nessuno è escluso: «E' vivamente raccomandato ai sacerdoti di celebrare la messa per le intenzioni dei fedeli, soprattutto dei più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta», conclude il cancelliere. Le indicazioni sull’offerta massima per le messe fissata a 10 euro sono pubblicate nella rivista della diocesi. E giungono pure promemoria via mail.

Quanto alla prassi dell’offerta libera per la celebrazione dei sacramenti è ormai Vangelo.

Ma i sacerdoti trevigiani devono pur tenere conto delle spese vive della parrocchia. Bollette del riscaldamento e luce incluse. Si aggiunga il compenso di chi mette anima e corpo per riordinare o addobbare le chiese che certo non si puliscono da sole. Don Aldo Danieli, da 27 anni parroco di Paderno, spiega come non si può pretendere di fare le nozze con le briciole: «Per la celebrazione del matrimonio chiedo un’offerta di 50 euro. Di cui 20 euro servono per coprire il costo dei documenti da consegnare in Curia. I rimanenti 30 euro vanno alle due signore che preparano la chiesa, mettono la corsia, puliscono la piazza dal riso lanciato agli sposi. Qualcuno mi dice: si tenga il resto. Ma di resto non rimane niente. Non basta neanche a pulire la piazza».

Comunque il primo pensiero va a chi sta peggio. Dalle offerte raccolte con le messe di suffragio l’anno scorso la parrocchia di Paderno ha spedito 9 mila euro alle missioni della diocesi. Intanto ogni domenica nella sua chiesa don Aldo accoglie oltre ai parrocchiani, sei gruppi di preghiera di cristiani non cattolici. E quando è stato necessario ha aperto la sua parrocchia ai profughi: «Sono un fanatico di Papa Francesco», dice.

In periferia, nella parrocchia di Santa Maria del Sile don Carlo Velludo fa del bilancio parrocchiale, cosa pubblica, a servizio dei parrocchiani: «Lo pubblichiamo nel nostro giornale. Molte volte le offerte non sono in grado di coprire le spese effettive delle celebrazioni. Ma i sacramenti sono segno della misericordia di Dio: quindi gratuiti». Quanto all’offerta “fissa” per celebrare una messa di suffragio la buona prassi è di trattenere soltanto 10 euro. «Se la messa è celebrata per più defunti l’offerta che rimane alla parrocchia è di 10 euro», dice don Carlo. «Il resto va alla curia: le offerte sono per i sacerdoti missionari o per il seminario».

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